Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Polanski non è in crisi? Solo un sordocieco potrebbe ormai sostenerlo, dopo questo film. Già il fatto che decida di tornare al cinema per mettere in scena una commedia di Yasmina Reza è un indizio più che preoccupante sulle sue compromesse condizioni di salute mentale; poi, approfondendo un minimo la questione, la scelta di girare un kammerspiel barzotto (su tematiche frivole, quindi già di per sè non esattamente kammerspiel, e con personaggi perennemente, fastidiosamente sopra le righe) nel 2011 non fa che deporre ulteriormente a sfavore della volontà creativa del regista polacco/francese. Davvero miserrimo, questo Carnage, dal testo Il dio del massacro della Reza, verbosa (leggasi pure noiosa) autrice francese dedita a una sottilissima (leggasi pure impercettibile) critica sociale, che qui collabora con Polanski anche in sceneggiatura. Ma dove sarebbe la critica sociale di Carnage? Nel fatto che in ottanta minuti ottanta consecutivi di fitti dialoghi (e un solo avvenimento concreto: una tizia che vomita nel bel mezzo del salotto: scena madre, per forza/penuria di cose) i quattro personaggi della storia si dimostrano per ciò che realmente sono: mediocri borghesi presuntuosi un filo razzisti? Da rimanere sbalorditi: il segreto di Pulcinella mostrato in piazza non provoca certo sorpresa; una storia del genere era vecchia - sorpassata, stucchevole, inconcludente, miserrima - già un secolo fa, punto e basta. Inutile a questo punto il pregevole poker di interpreti: Kate Winslet, Jodie Foster, John C. Reilly e Christoph Waltz, impegnati poco e male e, senza bisogno di spiegare perchè, meritevoli di lasciare le proprie impronte su lavori di ben altro spessore. Ma il cognome del regista, tante volte, inganna. 2/10.
Ragazzino bastona coetaneo. I genitori ne parlano.
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