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Carnage

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Carnage

di ROTOTOM
10 stelle

NEW YORK – ESTERNO – GIORNO
Ripresa in campo lungo su un parco. Scorrono i titoli di testa. Un gruppo di bambini discute animatamente fino a quando uno di essi non si allontana. Il bambino ritorna poi sui suoi passi brandendo un bastone e ferisce al volto uno dei bambini del gruppo.
 
NEW YORK – INTERNO – GIORNO
I rispettivi genitori dei due bambini brandendo le più buone intenzioni si incontrano per appianare la questione in modo civile. L’appartamento diventa un campo di battaglia sul quale si disputa il massacro delle convenzioni borghesi.
 
Straordinario film di Roman Polanski, tratto dalla Dalla pièce teatrale Il dio del massacro (God of Carnage) di Yasmina Reza co-sceneggiatrice, un kammerspiel rabbioso e amaramente sarcastico sulle impalcature della bestia sociale uomo, pronto a negare la propria natura ferina fino a quando lo smantellamento di tutte le certezze faticosamente erette finisce per esibirne la triste nudità morale. Nell’appartamento della coppia Jodie Foster/Penelope – John C.Reilly (Michael), genitori del bimbo ferito, fanno il loro deflagrante ingresso i genitori del  feritore, Kate Winslet/Nancy e Christoph Waltz/Alan e da quel momento nessuno ne uscirà più. L’appartamento, luogo polanskiano per eccellenza, è la prigione autocostruita entro la quale la personalità si esprime, gli oggetti sono feticci testimoni di virtù sconosciute, gli arredi sono barriere che dividono le fazioni o approdi per naufraghi, lo spazio dell’habitat violato è fagocitante e opprimente, i quattro borghesi non riescono a uscirne venendo sempre risucchiati all’interno malgrado gli sforzi fatti per fuggire alla tentazione dello scontro. 
Le personalità si smembrano e cercano conferme non più nel compagno istituzionale marito-moglie/padre-madre ma nella persona che di volta in volta sembri accostarsi al proprio pensiero, per poi venir sistematicamente deluso. Negli specchi i quattro protagonisti cercano alleati in se stessi ma riescono solo a entrare in contatto con la negazione del loro opposto.  Entro questo spazio angusto Polanski sciorina un trattato di regia da inchino. Coglie momenti, espressioni, gesti e suoni, mobilissimo con la macchina da presa si allontana dalla messa in scena teatrale il più possibile tenendo il ritmo e la tensione altissimi, allargando lo sguardo sulle coppie e chiudendo le inquadrature sui dettagli. 
 
Civiltà contro natura, negazione delle pulsioni umane, gran ballo dell’ipocrisia, ben presto il civile confronto per risolvere il banale litigio tra ragazzi esonda in un autodafè dell’Altro come soggetto sociale estraneo, diverso e ostile. Tra accuse di omofobia, razzismo, scontro di classe, colpi bassi mediate dalle buone maniere dell’etichetta civile, il getto di vomito della Winslet sul centro gravitazionale del mondo rivale, il tavolino con i tulipani e i cataloghi di arte in bella mostra, è uno dei pezzi di cinema da tramandare ai posteri.
 
 Lo schifo si avverte, e non può che tornare a mente la reclusine agli arresti domiciliari dello stesso Polanski per un reato compiuto trent’anni prima. 
Egli recluso, reclude e fa  vomitare nel salotto buono della buona borghesia. Quella borghesia rinchiusa nei suoi appartamenti debitamente agghindati dal buon viver civile ma che nasconde gli artigli pronti a ghermire già descritta in Repulsion (1965), Rosemary’s Baby (1968), L’inquilino del terzo piano (1976)), La morte e la fanciulla (1995), L’uomo nell’ombra (2010).
Inutile dire degli attori, straordinari protagonisti di un tutti contro tutti da antologia, cattivi, nevrotici e soprattutto ipocriti fino al midollo. Non riusciranno a concludere nulla.
 
NEW YORK – ESTERNO – GIORNO
Ripresa in campo lungo sul parco. I due bambini oggetto della disputa giocano amabilmente insieme come se nulla fosse. Sono liberi (ancora) da sovrastrutture sociali ambigue. Sono liberi di esternare le loro emozioni, fosse anche in modo violento senza ipocrisie. Sono liberi, infatti sono all’aperto.
 Unico, solito neo: il doppiaggio. Questi film andrebbero sempre goduti in lingua originale e sottotitolati. In alcuni momenti, verso la fine del film, il doppiaggio di Jodie Foster è irritante per inadeguatezza.

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