Regia di Roman Polanski vedi scheda film
I rispettivi genitori di due ragazzini protagonisti di un litigio con agressione da parte di uno di loro, s'incontrano nell'appartamento dell' aggredito per una riconciliazione civile. Non c'è lo spazio fra l'agressione e la riunione, il film si apre subito con la madre del ferito che ha già stilato una relazione con relativa attribuzione della responsabilità. Tutto si svolgerà nell'appartamento, con i quatto adulti che anzichè rappacificarsi, innalzeranno il livello dello scontro scomponendo e ricomponendosi in nuclei omogenei nei fatti e idealmente autonomi nel rapportarsi con gli altri. Lotta fra gruppi famigliari, poi fra singoli componenti, fra sessi opposti, fra coppie scambiate, tutti comunque contro qualcun'altro. Sono tutti borghesi dalla vita agiata, sono sufficentemente ricchi, appartengono alla stessa tribù, dunque la violenza è solo verbalizzata anche se ai massimi livelli, parte da subito, spiegando abbastanza in fretta dove il film vuole arrivare. Comunque non ci si annoia, grazie ai quatto eccezionali attori, alla teatralità messa in campo e alla regia precisa, forse un pò troppo rigorosa però. La denuncia è severa quanto obbligata, l'omologazione dei comportamenti e dei meccanismi della ragione incombono, lo spettatore non può che prenderne atto, senza prendere posizione, le differenze fra gli attori sono minime, sfumature coperte dall'identica rabbia. Alla fine rimane dentro qualcosa, un senso di smarrimento dovuto a qualche pezzo mancante, che forse serviva a completare un quadro comunque interessante. Mezzo secolo fa, Bunuel riusciva a scavare nello stesso terreno, oggi probabilmente le regole del gioco sono cambiate, e anche un grande come Polansky deve tenerne conto.
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