Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Lo sapevamo dai tempi di Rosemary's baby e L'inquilino del terzo piano: tra le mura domestiche possono annidarsi i sentimenti più gretti e belluini. Roman Polanski sembra volercelo ribadire portando sullo schermo la pièce di Yasmina Reza, tornando al cinema di impronta teatrale che avevamo già visto ne La morte e la fanciulla. Due adolescenti si picchiano in un parco di New York. I quattro genitori si incontrano per un accordo cordiale che, col passare dei minuti, degenera in una zuffa di tutti contro tutti. Tra commedia e dramma, momenti esasperati come quello del vomito sul tavolo inzeppato di libri d'arte ed altri esilaranti, il dio del massacro (questo il titolo originale della commedia teatrale) miete vittime a suon di giochi di alleanze e controalleanze, insofferenza reciproca, nichilismo, banalità del bene e sadismo. Polanski - servito da un cast da standing ovation - ci squaderna davanti il cinismo e l'ipocrisia della cosiddetta gente perbene, mantenendo sempre altissima la tensione. Tra chi alza troppo il gomito, chi se ne infischia del dolore della figlia e fa sparire un criceto, chi specula su farmaci che provocano pesanti effetti collaterali e chi si ripulisce la coscienza scrivendo saggi sul Darfur, i caratteri sono perfettamente definiti, le dinamiche iperrealiste, i tic di ciascuno - a cominciare da un Christoph Waltz phone-addicted che batte gli altri ai punti - plausibilissimi e motivo di trovate al alto tasso umoristico.
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