Regia di Jamie Blanks vedi scheda film
Thriller/horror abbastanza efficace. Remake di un film del 1978
Peter e Carla, sono una coppia sposata, la cui relazione sta attraversando un periodo di crisi; lui è un arrogante affarista, lei una donna algida e distante, reduce da un aborto e da alcune distrazioni extraconiugali.Con scarso entusiasmo, l’uomo propone un weekend di campeggio in una splendida isola, insieme ad un’altra coppia di amici, che però inspiegabilmente dà forfait, così i due si ritrovano da soli, a cercare di recuperare il “feeling” perduto. Il viaggio si rivela complicato, si smarriscono più volte e quando si fermano ormai stressati e stremati, hanno l’impressione di aver girato in tondo; costretti a dormire in auto, iniziano subito a litigare per qualsivoglia motivo, anche futile. La tensione aumenta, mentre loro strafottenti e irrispettosi del meraviglioso habitat in cui si trovano, spargono rifiuti dappertutto e inquinano l'ambiente circostante Peter travolge incautamente un canguro, spara per gioco alle anatre, butta cicche di sigarette accese tra le sterpaglie, lei schiaccia un uovo di un’aquila su di un tronco. Mentre si affannano in animate discussioni, cominciano a verificarsi degli strani fenomeni: il leone marino, seppur morto, avanza inesorabile sulla sabbia, il pulmino dei vicini campeggiatori che affonda nel laghetto, ormai pieno solo di cadaveri, il navigatore satellitare che segnala sempre lo stesso punto, la fiocina improvvisamente sparata non si sa da chi, un uccello che attacca, i serpenti che strisciano minacciosi nella notte, i canguri in fila sulla collina di notte, che scrutano. Lei decide di andarsene, lui no; dopo una feroce colluttazione col marito, Carla mette l’auto in moto e se ne va.
Singolare eco-vengeance, non perfetto, stucchevoli le scaramucce coniugali ripetitive; tuttavia, si fa seguire con interesse grazie ad uno sviluppo originale, a e soluzioni visive efficaci: l'ombra nell'acqua che insegue Peter, il leone marino semovente, i canguri notturni. Il terrore atavico dell'ignoto che si manifesta in tutto il suo orrore, con diverse chiavi di lettura: potrebbe essere davvero la natura che si ribella all’incuria dei viaggiatori, oppure una scivolata nel delirio paranoico di Peter -
La regia opera in astrazione e sottrazione, contando su pochi ma incisivi elementi narrativi: una coppia in crisi, una gita al mare, la natura; senza ricorrere a effetti speciali, si addentra in un'idea di orrore più che altro suggerito, ma mai palese e perciò più sottilmente ansiogeno.
Con la sceneggiatura del veterano Everett De Roche e diretto dal regista di “Urban Legend”, Jamie Banks, il film usa abilmente la location incantevole del paesaggio australiano e la fisicità dei due protagonisti, per costruire un thriller efficace, che ci spinge ad affrontare le paure più ataviche, che affondano su archetipi, da sempre spaventosi. Estremamente critico nei confronti della razza umana, che effettivamente sta distruggendo il pianeta, il film è solidamente realizzato e recitato. Remake di un opera del 1978, di cui però non ho memoria.
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