Regia di Emilio Estevez vedi scheda film
Dal cuore di tenebra al ritrovamento di sè: Martin Sheen è destinato ad incarnare al meglio uomini che, attraverso il viaggio, l'esperienza, lo studio e la scoperta di luoghi, fatti, credenze e misteri di altri uomini direttamente connessi ai protagonisti da lui interpretati, vivono sullo schermo un percorso di crescita interiore. Kurtz nel capolavoro coppoliano come faro a illuminarne la strada, il figlio tristemente scomparso sui Pirenei in questo Camino per Santiago, diretto dal vero secondogenito Emilio (Estevez). Il film è fin troppo lineare, semplice e persino schematico, ma si segue con interesse e piacere perchè sincero e garbato. Emana un certo stato di serenità parendo riuscire a catturare il senso di grazia derivante dal leggendario percorso spirituale divenuto negli anni punto di riferimento di pellegrini, fedeli, camminatori, sportivi, curiosi e vacanziari europei e non. Il fascino di San Giacomo di Compostela si traduce in racconto attraverso la solidarietà di quattro viaggiatori che si scoprono uniti da motivazioni diversissime tra loro nella volontà di toccare con mano il senso della vita o, almeno, nel tentativo di provare a farlo. Con stile vagamente televisivo e fin troppa cautela, scorrono le vicende romanzate del medico Tom e dei suoi compagni di viaggio. Rimarranno indissolubilmente legati e, alla fine, i legami famigliari si rinsalderanno più che mai, sciogliendo nodi e ostacoli generazionali altrimenti difficili da superare. Davvero bella la scelta dei brani della colonna sonora.
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