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Il cammino per Santiago

Regia di Emilio Estevez vedi scheda film

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La recensione su Il cammino per Santiago

di michemar
7 stelle

Emilio Estevez, dopo qualche lungometraggio di rodaggio, è al suo secondo film importante, dopo il bellissimo “BOBBY”. Ormai uomo (50 anni) si è messo a girare film seri e impegnati, stavolta addirittura di ispirazione religiosa. La sua educazione difatti è cattolica: basta pensare al suo cognome, che poi è quello vero della famiglia; difatti il vero cognome del padre, il celebre Martin Sheen, l’indimenticabile capitano Willard di “Apocalypse Now”, è Estevez ma prese il suo nome d’arte in onore dell’arcivescovo e teologo cattolico Fulton J. Sheen. L’altro aspetto di Emilio è l’impegno politico per i Democratici, sempre ispirato dal padre Martin. Da qui scaturisce il suo impegnato e corale “Bobby”.

Quest’ultima opera è un po’ la metafora della nostra vita, dove si affronta un lungo cammino con tante tappe impegnative, a volte preferendo vivere e camminare da soli, a volte con i compagni che il destino ci affianca. Quando ci si accorge che senza l’aiuto del vicino o di uno sconosciuto che ti può aiutare nelle impervie salite e discese delle vicende umane non ce la puoi fare, ti apri e ti confidi ringraziando il destino o il Dio che governa il mondo del conforto e dell’incoraggiamento ricevuto. E così succede nel lungo ed estenuante cammino che i protagonisti affrontano nel pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, dove ognuno di loro conta di arrivare per motivi personali su cui talvolta mentono e talvolta confidano. Sono soggetti diversi e lontani di mentalità, ma lo scopo del pellegrinaggio li unisce e li affiata anche se la lunga traversata porta a qualche litigio e incomprensione. Martin Sheen sente il dovere morale di affrontare il viaggio per far arrivare le ceneri di suo figlio, morto proprio nel tentativo di arrivare alla basilica di San Giacomo di Compostella qualche giorno prima e la scena finale della dispersione delle ceneri fa venire in mente la scena gemella (ma irriverente rispetto a questa) girata dai fratelli Coen ne “Il grande Lebowsky”. Inutile dire che l’interpretazione del vecchio Sheen è eccellente ed è accompagnata da buoni caratteristi ognuno dei quali disegna un personaggio diverso per provenienza e cultura. Un po’ come succede nella vita, dicevo.

Un discreto film, ma siamo ovviamente lontani dai fasti di “Bobby”, il capolavoro di Emilio Estevez.

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