Regia di Emilio Estevez vedi scheda film
L’ultimo film di Emilio Estevez è un lungo cammino. Quello intrapreso da un padre che, improvvisamente, si mette in marcia per seguire l’insegnamento impartitogli dal figlio: una lezione postuma, visto che quel suo unico figlio, lungo quel cammino, ha perso la vita. La strada è lunga ottocento chilometri, e conduce da Saint Jean Pied de Port, una cittadina nel versante francese dei Pirenei, al santuario di Santiago de Compostela, nella regione spagnola della Galizia. Ad affrontare questo avventuroso itinerario, a piedi e con un pesante zaino sulle spalle, è Tom Avery, un anziano oculista americano dalla mentalità conservatrice e dallo stile di vita abitudinario, a cui il figlio Daniel decide di contrapporre un’esistenza libera ed anticonvenzionale: una scelta che lo porta sulla storica via dei pellegrini, dove, però, trova subito la morte a causa di una tempesta. Sarà il padre, arrivato sul luogo per riconoscere il corpo, a condurre a termine quel suo percorso di filosofia e di fede, così tragicamente interrotto. The Way ha lo sviluppo di un diario di viaggio, con spunti documentaristici che potrebbero farlo sembrare un film a carattere turistico: i profili dei personaggi incontrati da Tom, con i racconti delle loro motivazioni e le descrizioni delle loro personalità, sono singolari ritratti umani sovrapposti a suggestivi paesaggi naturali, in una composizione che fa pensare al patinato romanticismo di certa pubblicistica promozionale. Eppure il film riesce ad essere incredibilmente intenso, racchiudendo, nella semplice cronaca di un “camminare parlando”, un concentrato di sentimenti e riflessioni che combina, con magistrale realismo, l’arruffato zampillio della spontaneità e il disciplinato incedere del pensiero razionale. Il film, a dire il vero, è uno di quelli che, fin dall’inizio, inseguono dichiaratamente uno scopo, che è forse un lieto fine, forse l’affermazione di un sistema di valori, forse l’enunciazione di una verità superiore, o forse solo la proposta di un’esperienza nuova, dispensatrice di bellezza ed emozione. La sua (perdonabile) debolezza è, in altri termini, la sua incapacità di restare neutrale, la sua manifesta volontà di essere propositivo, la sua pretesa di indicare la giusta strada facendo leva sul peso morale di un grande dolore. Eppure è difficile sottrarsi al suo fascino, che insinua impercettibilmente, tra le pieghe del racconto, un’impalpabile, ma limpida, idea di salvezza: quella che si presenta ad ognuno con un volto diverso, eppure è parte della stessa anima del mondo, universale e indivisibile, e, per questo, “laicamente” religiosa. Buen camino.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta