Regia di Gabriele Albanesi vedi scheda film
Per la sceneggiatura il regista ha dichiarato di essersi ispirato ad una vicenda autobiografica, poiché quand’era alle prime armi si trovò a scrivere a quattro mani un soggetto per un film col noto scrittore Eraldo Baldini; progetto poi non andato a buon fine. Beh, sarebbe stato senz’altro meglio di questo Ubaldo Terzani Horror Show. Un’ora e mezzo scarsa di scarsa qualità, un (avariato) concentrato di trovate e situazioni trite e ritrite, impastate con massicce dosi di presuntuosità e pressappochismo; il tutto a formare un (maleodorante) prodotto che non si può che rigurgitare e al più presto dimenticare. Tirate lo sciacquone. Ciò che più irrita e porta ad essere oltremodo maldisposti è la messa in scena assolutamente amatoriale, scadente da ogni punto di vista, priva di un qualsiasi fondamentale filmico. Cioè, date in mano a un bambino manco troppo sveglio una qualsiasi telecamera digitale, fategli riprendere un classico evento comune, familiare - che so, un battesimo, una messa nera, un sabba - e quello ti realizza certamente qualcosa di più interessante, di più cinematografico. E non si dia la colpa al budget, come sempre. Che piagnoni. La storia? Ad un giovane regista, Alessio Rinaldi (Giuseppe Soleri), pretenzioso e ingenuo, viene proposto/imposto di scrivere il soggetto di un film di genere col celebre Ubaldo Terzani (Paolo Sassanelli), autore di romanzi horror particolarmente sanguinari. Per cercare di comprendere con chi avrà a che fare, Rinaldi inizia a leggere i suoi libri, trovandoli sempre più interessanti, stranamente realistici ed inquietanti, non riesce a smettere, fino ad avere degli incubi angoscianti ed estremamente vividi, terrificanti [ok, chi ha immediatamente pensato a Il seme della follia ha vinto un biglietto - di sola andata - per Dunwich!]. Si reca così a casa dello scrittore, a Torino [maddai? giusto così, per far riferimento ad illustri precedenti …]. Ma Ubaldo Terzani è un personaggio particolare, affabile, ambiguo, affascinante, col quale Alessio instaura presto un rapporto perverso, subordinato, pur intuendone la natura maligna, vorace. La situazione precipita quando Terzani invita per il weekend la ragazza di Alessio, la procace e stupidella Sara (Laura Gigante). Tra stanze degli orrori, gambe segate, cuori estirpati, banalissime frasi ad effetto (lassativo) del tipo “l’orrore sta dentro di te. E’ giù in fondo, dentro di te che devi guardare” ed altre amenità (mal)assortite, involontariamente ridicole, c’è anche il tentativo (riempitivo) di descrivere (e sbeffeggiare) tutto quel sottobosco di personaggi(ni), produttori, registi, perditempo che affollano l’apparato cine/televisivo nazionale. Ma Albanesi riesce ad impapocchiare pure quello, è sterile, superficiale, soprattutto già (stra)visto. Ma si vede che ci teneva, giacché il film si apre proprio con il produttore (Antonino Iuorio), che è quello che gli commissiona il lavoro col baldo Ubaldo, che così spiega all’impegnato regista come vanno le cose: “tu mi devi portare una storia che sia TE-LE-VI-SIO-NA-BI-LE! Altrimenti me lo dici come cazzo faccio io a trovare i finanziamenti?”. E poi registi dal glorioso passato che tengono famiglia e si riducono a fare fiction, l’amico/rivale che si arrabatta come può; insomma niente di che. Immancabili inoltre i riferimenti del genere e le innumerevoli citazioni disseminate in lungo e in l(et)argo: il protagonista che ad ogni inquadratura cambia maglietta (da una con su stampato “FULCI LIVES!” ad un’altra della RARO VIDEO), locandine di film di Argento, una gigantografia di Leone, il film Un gatto nel cervello di Fulci che si vede in una scena, e via così, ormai è un giochino noioso e puerile. Produttori esecutivi i Manetti Bros., e (non) si vede: mancava solo Morelli per riunire il cast de L’Ispettore Coliandro, dato che già ci stanno Gargiulo (Soleri) e Gamberini (Sassanelli); ma anche Iuorio e la Gigante hanno preso parte ad episodi della suddetta (fichissima) serie. Contribuisce alla disfatta di Ubaldo Terzani Horror Show [a proposito, complimenti per il titolo, invitante come un tête-à-tête con Joseph Curwen] la più che mediocre recitazione di tutti gli attori: Soleri limitato e inefficace, Laura Gigante soprammobile parlante (purtroppo) e Sassanelli, normalmente capace, qui incapace di conferire il benché minimo guizzo recitativo che la parte avrebbe richiesto, ma gli va dato quantomeno atto di averci provato, e il suo personaggio era scritto (e pensato) penosamente. Persino il buon Sergio Stivaletti, autore degli effett(acc)i speciali, s’adegua, va come per inerzia, niente di strabiliante (passabile solo la scena del bacio con annesso morso); ma anche lui ha bisogno d’ ispirazione, di essere motivato. Certo non con questo film. E ‘ste tastierine, che tentano (invano) di (ri)creare melodie/nenie avvincenti e lugubri, hanno seriamente rotto. Che fine ha fatto il buon, sano black metal? In definitiva un bel film, da consigliare (nemmeno al vostro peggior nemico), ideale per chi ha complessi d’inferiorità. Alla fine della visione di questa strep(toccocch)itosa pellicola si sente l’impellente necessità di purificarsi, di salvare la propria anima (cinematografica), alfine d’addentrarsi nelle dense estensioni di malevola immensità insite nell’in(e)sistente persistenza d’escrementizia acquiescenza. Come “che vuol dire?” Nun rumpete, se no … vi faccio vedere Ubaldo Terzani Horror Show!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta