Regia di Rocco Mortelliti vedi scheda film
«Murì Patò? O s’ammucciò?». Ovvero: il ragionier Patò è morto o s’è nascosto? Il dubbio pervade la cittadina siciliana di Vigàta (ormai mitica location immaginaria in cui Andrea Camilleri ambienta le sue opere), alla vigilia della Pasqua 1890: lo stimato ragionier Patò, interprete di Giuda nel “Mortorio”, ovvero la rappresentazione della Passione di Gesù, è scomparso nella botola del palco e non si è più rivisto. Ammazzato dalla mafia? Colpito da amnesia e smarrito nelle campagne? Il Delegato di Pubblica Sicurezza Bellavia e il Maresciallo dei Carabinieri Giummaro superano l’astio reciproco per indagare sul caso, ricostruendo infine una realtà meno sanguinosa ma assai più inaccettabile del previsto. Camilleri adatta (insieme al regista e a Maurizio Nichetti) il suo romanzo omonimo del 2000, ispirato alla figura allegorica di Patò, citato da Sciascia in A ciascuno il suo: un personaggio emblematico di tante storture siciliane che diviene pretesto per una trama gialla in cui nessuno, tra vittime, colpevoli e forze dell’ordine, ci fa bella figura. La messa in scena è piatta al limite del televisivo e la complessità di scrittura dell’originale si perde in favore di un approccio giocoso e, appunto, da fiction in costume, però il cast di attori “diversamente siciliani” asseconda a meraviglia l’ironia di Camilleri e conquista con leggerezza e goliardia (compreso il cameo del becchino Roberto Herlitzka).
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