Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Come spesso è capitato per Scola, prima del suo ultimo periodo piuttosto oscuro e decadente, pieno di film talmente brutti da diventare di culto, tipo "Mario, Maria e Mario" oppure "Gente di Roma", "Il mondo nuovo" è un film irrisolto nel suo complesso, ma pieno di notazioni e personaggi anche riusciti. Il migliore, anche se non nuovo, è certamente il Casanova stanco e annoiato di Mastroianni, che potrebbe benissimo essere il personaggio invecchiato del Casanova felliniano interpretato da Donald Sutherland: negli amplessi meccanici di quello si può presagire lo sconforto e la rassegnazione del vecchio Casanova scoliano. Proprio Casanova, che per ironia della sorte bacerà soltanto un parrucchiere omosessuale, pronuncia alcune delle frasi più significative del film, che miracolosamente rifuggono dalla sentenziosità che invece affligge Restif de la Bretonne, proiezione dei giornalisti moderni, ma anche, in senso lato del regista cinematografico che indaga la realtà (per un altro verso il regista è anche raffigurato dal personaggio di Jannacci, affabulatore moderno grazie all'apparecchio denominato "mondo nuovo", precursore del cinematografo). Dice a un certo punto Casanova, forse ottimisticamente, osservando gli effetti prodotti dalla rivoluzione: «lo spettacolo è cambiato: il pubblico è salito sul palcoscenico», poi però, più rassegnato volge lo sguardo a sé stesso e considera che «la gioventù è un difetto da cui ci correggiamo in fretta».
L'attore più a suo agio sembra Harvey Keitel, che torna in abiti del periodo dopo "I duellanti"; tra i francesi il migliore mi sembra Brialy nella parte del parrucchiere frifrì. Troppi personaggi sono stereotipati (fa eccezione quello della Ferréol) e non rendono giustizia ai loro interpreti. Pertanto capita spesso di rimpiangere un "prima della rivoluzione" come "Che la festa cominci..." di Tavernier.
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