Regia di David Gordon Green vedi scheda film
È possibile fare del turpiloquio, della trivialità più pecoreccia, della comicità più cameratesca con riferimenti sessuali espliciti una cifra stIlistica? Non scadiamo nel bigottismo assolutista, per fare si può fare, il problema è un altro: è utile farlo?
Quando nella commedia dell'arte i comici utilizzavano il "corpo" e tutte le sue fisiologie per prendersi gioco del vecchio potente borghese oppure per esorcizzare la morte attraverso l'autoironia tutto era funzionale al gesto comico e ad esso ristretto. Stesso dicasi per i clown al circo che tra calci nel deretano, torte in faccia, sberle e cadute di culo richiamano una certa arte comica primitiva che si ritrova ancora oggi in molte commedie dall'animo slapstick. Accusare quindi il comico di volgarità solo perché continua una tradizione che non è solo tale, ma è anche la più viscerale delle forme di rappresentazione di rivolta verso il potere costituito, è cosa sbagliata. L'importante è saper contestualizzare il testo e le forme della comicità, e poi poterle valutare.
In Sua Maestà assistiamo davvero ad una gratuità di volgari battute e allusioni sessuali che vogliono consapevolmente cozzare con l'ambientazione epico-cavalleresca del film e con il suo linguaggio forbito che gioca a prendere in giro quel modo particolare di parlare unitamente al pathos dei segni soprasegmentali – tono, postura, gigioneria, etc etc. Questo non vuol comunque dire che il film sia pestilenziale e quindi da evitare. Se per i primi dieci minuti facciamo fatica ad accettare il suo umorismo cachereggio, per il resto del film, entrati nella dimensione demenziale dell'oggetto comico, riusciamo a divertirci e a guardare l'intera pellicola aspettando la prossima scoreggia verbale, il prossimo primitivo riferimento sessuale e così via.
James Franco è l'unico degli attori del cast che pur sembrando fuori luogo mostra invece un certo feeling con la demenzialità e gioca a fare il principe piacione, bello e sensualmente stimolante, come iconografia vorrebbe. Al suo fianco il geek-pack collaudato già in Strafumati (2008) – il regista David Gordon Green, Danny McBride e Kevin Corrigan, ma senza l'amico vate Seth Rogen – con cui giocare agli adolescenti in gita scolastica. Ma mentre McBride e soci sono più che funzionali alla loro parte grottesca e spudoratamente demenziale, o demenzialmente spudorata?, Franco ha una certa misura, un calibro autoriale che si vede anche in giochi farseschi come questo. Ed è così che in due scene dall'alto tasso omoerotico, spinte e volgari, l'attore nervico riesce ugualmente a non strafare e a giocare con leggerezza il tabù che da sempre l'accompagna. Masturbare il vecchio e viscido Magico Mago piuttosto che alludere ad una fellatio tutta maschile attraverso la suzione del veleno da una ferita interno coscia, diventano così semplici scanzonate tra amici e non connotano malevolmente l'omoerotismo che le pervade né tantomeno influiscono negativamente sul buon gusto del film.
Anche se Strafumati era tutta un'altra cosa, Sua Maestà si può ugualmente vedere con divertimento, tenendo ben presente che è solo un grosso giocattolone volutamente sfacciato che non si sa bene chi o cosa volesse prendere in giro, e che quindi si può guardare per farsi davvero qualche (in)sana risata. Aiutano non poco tutto il corredo effettistico splatter e la resa plastica di mostri e mostriciattoli da fare invidia al solito abusato digitale che qui ritroviamo limitato agli effetti di luce, lampi magici e raggi maligni. Da vedere anche perché c'è Natalie Portman che è sempre un piacere ammirare, e perché il Minotauro che i nostri prodi eroi affrontano nel labirinto è tra i mostri più belli e più riusciti a livello di make-up che abbia mai visto, ed è pure dotato di un'erezione taurina frontale ed esplicita come non si è mai visto – nemmeno Borowczyk aveva mostrato la sua bestia a figura intera e in erezione.
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