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17 ragazze

Regia di Delphine Coulin, Muriel Coulin vedi scheda film

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La recensione su 17 ragazze

di supadany
7 stelle

Pluripremiata pellicola francese che ha l’indubbio merito di inquadrare una situazione, peraltro la vicenda si ispira ad un fatto realmente successo, molto particolare in grado di dar luogo ad una serie di considerazioni sui giovani, sugli adulti, su ciò che li lega e ciò che li allontana, anche se poi la molteplicità dei punti di vista non sempre aiuta, anzi a tratti sembra essere un po’ un freno per quella naturalezza che se fosse stata presente in quantità maggiore avrebbe comportato una maggiore (di quanto già non sia) riuscita dell’opera.

Camille (Louise Grinberg) è una ragazza di diciassette anni dal carattere pronunciato e quando rimane incinta, oltre a prendere la decisione di tenere il bambino, convince anche le sue amiche del cuore a seguire la medesima strada.

I genitori sono in allarme, mentre le ragazze sognano un (irrealizzabile) futuro tutte insieme, ma la vita vera è un’altra cosa.

 

 

Ritratto decisamente insolito, e libertino (almeno fino ad un certo punto), dell’adolescenza, con protagoniste  la voglia di far gruppo contro tutto e tutti, il desiderio di emanciparsi e di riempire il tempo in un paesino di provincia; in tal senso le immagini dello sfondo, ripetute e talvolta anche molto belle, amplificano questa sensazione.

Com’è giusto che sia non tutte le motivazioni per questa scelta sono le medesime, infatti c’è anche chi non vuol altro che essere accettata dal gruppo e chi emula semplicemente per la paura di rimanere esclusa da quest’avventura collettiva.

In questo panorama gli adulti non vengono descritti benevolmente (ed in generale nemmeno se lo meritano) e la scena della riunione scolastica è una chiara manifestazione di ipocrisia, alla ricerca di colpevoli specifici che in realtà non ci sono e con idee risolutive veramente bigotte.

Tutti questi aspetti caratterizzano il film, forte nei momenti chiave, ma con diverse scene che paiono poco più che un riempitivo (e la durata è già lo stesso inferiore ai 90 minuti) in un equilibrio non sempre all’altezza.

Il finale è invece realistico e (giustamente) disilluso, un’avventura sognata e vissuta d’impeto finisce sul più bello e la realtà fa il suo corso lasciando (più di) un velo di tristezza che chiude la scena con un discreto garbo e gusto.

Una pellicola con evidenti qualità, ma non sempre essenziale, con un corpo centrale molto interessante (idea di fondo, partenza e fine) ed il resto meno penetrante e disinvolto di quanto potessi immaginarmi.

Nel complesso interessante.

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