Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
MOLTO RUMORE PER NULLA
Destino dei padri fondatori della letteratura, a partire da Omero, è quello di diventare “anonimi” rispetto alle loro opere, nella quali trovano riflesso epoche e civiltà intere: le tracce dell’autore dell’”Odissea”, ammesso che di uno solo si tratti, si sono perse nella notte dei tempi, la questione dell’identità di Shakespeare è meno problematica. Conosciamo infatti il dove e il quando: siamo nella Londra del XVII secolo, periodo elisabettiano, nella quale un geniale verseggiatore faceva rappresentare in un teatro affollato, a due passi dalla corte e dai palazzi dei potenti, drammi e commedie che quel medesimo potere smascheravano e sbeffeggiavano. Chi era costui? Da quando nel Settecento si cominciò a dubitare che si trattasse di un ragazzo di Statford incolto e di umili origini, si fecero innumerevoli ipotesi per sottrarre all’animale da palcoscenico che aveva composto“Giulietta e Romeo” la paternità dei suoi capolavori. Emmerich e lo sceneggiatore Orloff sposano la teoria dei cosiddetti “oxfordiani” ossia di chi sostiene che il Bardo fosse uno che l’aria inquinata delle regge l’ aveva respirata fin da ragazzo Edward de Vere, conte di Oxford ( Rhys Ifans). Viene da domandarsi il motivo per cui un regista di solito impegnato in film catastrofici- “Indipendence Day” “The Day After Tomorrow” “2012” - si interessi a un problema filologico di pertinenza di studiosi di letteratura. In realtà “Anonymous “ racconta l’ennesima apocalisse provocata però non da un invasione aliena o da un cambiamento climatico, bensì dalla degenerazione di un’autorità corrotta. Il mostro non viene dallo spazio ma presidia le coscienze e i corpi deformi di chi manipola il destino dei popoli: la regina Elisabetta I( Vanessa Redgrave), i suoi infidi consiglieri, William e Robert Cecil ( David Thewlis e Edward Hoggs), lo stesso Edward e la di lui famiglia. Nessuno di costoro è esente dal demone corrosivo, ne conseguono rapporti incestuosi, passioni proibite ed adulteri, figli abbandonati e mai conosciuti, omicidi, tradimenti e cannonate sulla folla innocente. Un’atmosfera mefitica fra volti incartapecoriti e gobbi malvagi da cui trae alimento il talento prodigioso del conte, poeta in incognito: un grumo di visioni e voci ossessive, egli confessa alla moglie, a cui non riuscirebbe a sopravvivere, se non li trasformasse in personaggi sulla pergamena. Nei vari film dedicati alla fine del mondo, se l’umanità scampa alla distruzione, lo deve al sacrificio dell’eroe o degli eroi, in “Anonymous”, data l’altezza dell’argomento, salvatore e capro espiatorio coincidono: le opere di Shakespeare conferiranno bellezza e senso alla Storia dell’uomo, purché chi ne è autore scompaia.
Dunque per conferire plausibilità a un tortuoso intreccio imbastito su inopportuni sbalzi temporali, Emmerich prende partito in un dibattito specialistico nel quale non ha nulla da dire. Eppure la qualità del film non si gioca sulla solidità della tesi sostenuta, lo spettatore potrebbe tranquillamente abbandonarsi alle suggestioni evocate dalla figura del grande artista oltraggiato dalle circostanze. Tuttavia il regista, dandosi l’arduo compito di sondare l’intimità di una galleria di personaggi, doppioni sullo schermo della grandi personalità del teatro Shakesperiano, non riesce a coglierne neppure l’eco, riconducendone la complessità a una semplice funzione meccanica. Insomma molto rumore per nulla.
Per confronti e percorsi culturali suggeriti dal film cfv mio blog: http://spettatore.ilcannocchiale.it/post/2700855.html
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