Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Finalmente ho potuto rivedere questo mito della mia infanzia, perché non l'avevo dimenticato (ed è tutto dire). E' una serie TV in tre episodi, tra il grottesco e l'ironico, il reale e il fantasctico, pervasa, più che da una comicità vera e propria, da un lieve umorismo. L'unione di tutti questi aspetti è particolarmente felice, anche perché il grottesco è un piano inclinato da cui è facilissimo scivolare nella farsa o nella buffonata, o nella scurrrilità e nell'eccesso. Invece Pupi Avati riesce a raggiungere quel delicato equilibrio, che in pochi hanno potuto vantare. Ciò è anche merito delle tante buone idee di cui è costellata la trama. Questa, infatti, è di per sé semplicissima, e sarebbe anche povera, se non fosse appunto ben condita.
La galleria di bizzarri personaggi che i protagonisti incontrano nella loro peregrinazione nella campagna emiliana è davvero gustosa e a tratti divertente. Anche qui, troviamo delle caricature fatte con gran senso della misura, che evitano sempre l'effetto pagliacciata. Ognuno di essi ha qualche interessante tratto di umanità. Ho trovato proprio spassosa l'idea dei miracoli fatti dall'"angelo" di serie C interpretato da Carlo Delle Piane, che per compierli fa quei buffi e bizzarri movimenti con il piede e le mani. E' un'idea che poteva venire solo dal senso dell'umorismo di Pupi Avati. Accanto a Delle Piane, troviamo tutti i classici attori e comparse avatiani.
Nel tema della ricerca del padre perduto è facile vedere l'anelito dell'uomo Pupi Avati, che perse con grande dolore il padre all'età di dodici anni. Nel film, tuttavia, non c'è aria di lutto, ma semmai di una ricerca che approda ad un gioioso e commovente ritrovarsi in un'altra e misteriosa dimensione.
La serie ebbe all'epoca grande successo di pubblico, ma è lontanta anni luce dalla fiction piatta e patinata di oggi. Fa male vedere com'era la TV allora e cosa l'hanno fatta diventare.
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