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X-Men. L'inizio

Regia di Matthew Vaughn vedi scheda film

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La recensione su X-Men. L'inizio

di Stuntman Miglio
8 stelle

"Erik, se non sbaglio?!"
"Preferisco Magneto."

X-Men. L'inizio. Ovverosia: genesi di un (grande) villain.   Come già scritto e rimarcato più volte altrove, sono fermamente convinto che nel genere "supereroi" una delle componenti essenziali per la riuscita del film sia la presenza di un antagonista degno di questo nome. Nella saga degli X-men ne troviamo uno con i controfiocchi: Erik Lehnsherr alias Magneto. Interpretato dal superbo Ian McKellen nell'universo creato da Bryan Singer, il mutante capace di manipolare i metalli a proprio piacimento è un personaggio d'indubbio fascino: eccellente stratega e spietato combattente, si rivela essere ben più umano di quanto non possa ovoglia ammettere. Ambizioso, vendicativo, irascibile, machiavellico ed affascinante, rappresenta la metà oscura, l'alter ego maligno del Professor Xavier a sua volta esempio morale di rettitudine e paladino della giustizia. Questo prequel firmato Matthew Vaughn si sofferma proprio sulla nascita dell'amicizia fra i due e sull'inevitabile frattura che li separerà nel fatidico momento della verità. Epico proprio come si addice a questo tipo di produzioni ammantate di mito fumettistico, il film parte nientemeno che dalla seconda guerra mondiale introducendo appunto il personaggio di Erik e quello della sua nemesi, il viscido e spietato ufficiale nazista Sebastian Shaw, mutante anche lui. Da lì la parata di presentazione ha inizio ed ecco che lo spettatore è velocemente proiettato nei sixties, anni in cui i futuri supereroi iniziano ad uscire dal proprio guscio fatto di timore e diffidenza verso i cosiddetti "normali". E' inevitabile quindi che ad un certo punto vengano a crearsi due fazioni: una decisa a prendere il potere a danno degli esseri umani e l'altra pronta a difenderli nella vana speranza di ottenere una possibilità d'integrazione. Da una parte troviamo Shaw, intento a causare un conflitto globale per annientare quella che reputa una razza inferiore, dall'altra emerge un manipolo di paladini con doti speciali guidata da Xavier e da Erik, anche se a muovere quest'ultimo non è l'altruismo oppure il senso del dovere bensì la vendetta. Come nel precedente "Kick Ass", Vaughn approccia il genere a modo suo contaminandolo di sottotesti che vanno al di là della pura azione: turbe adolescenziali, bisogno d'accettazione, rabbia, orgoglio, spirito d'aggregazione pervadono l'intero film dando finalmente un senso logico ad un tipo di operazione - il prequel/reboot - solitamente sterile e fallimentare. Lo script funziona a dovere, i personaggi sono tutti ben tratteggiati e la confezione non fa rimpiangere certo il taglio delle grandi produzioni Marvel. La messa in scena non delude le aspettative da blockbuster, l'azione c'è ed è sostenuta da un ritmo incalzante che però non mortifica le varie schermaglie fra i personaggi lasciando spazio anche ad una discreta dose d'ironia. Merito di un regista non (ancora) omologato che sa valorizzare in primis il lavoro dei propri interpreti, qui messi assieme da una succulenta scelta di casting. Oltre ai divertiti e rapidi camei di Hugh Jackman, Rebecca Romjin, Michael Ironside, Ray Wise, James Remar, abbiamo infatti un nucelo di giovani attori che lascia il segno: James McAvoy nei panni filantropici del giovane Xavier ma anche e soprattutto Jennifer Lawrence (Mystica) e January Jones (Sarah Frost) al comando di un fronte femminile irresistibile per carisma e sensualità. Bene anche Jason Flemying, Nicolas Hoult e Rose Byrne ma la punta di diamante, tanto per riallacciarmi al discorso iniziale, rimane l'accoppiata Bacon/Shaw e Fassbender/Magneto. Squisitamente spregevole il primo, tormentato ed inarrestabile il secondo. Perché cattivo magari non è bello (leggasi politicamente corretto) ma è di gran lunga più interessante.

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