Regia di Matthew Vaughn vedi scheda film
Dell’inizio dobbiamo aver perso qualcosa,o qualcosa lo hanno perso per strada gli sceneggiatori,perché di questo inizio alla fine sappiamo e capiamo ben poco.
Non certo perché i fatti non vengano raccontati,ma perché quelli di cui vorremmo sapere di più vengono ridotti a poco più che suggerimenti,mentre non ci viene risparmiata l’evoluzione dell’azione vista come scontro,in un primo momento molto attraente( i primi atti di vendetta di Erik ai danni degli accoliti di Schmidt,compresa la sequenza più affascinante di tutte:il primo incontro di Erik e Xavier che impedisce al tormentato tedesco di morire nel tentativo di uccidere Smith/Shaw) poi sempre più virata verso il consueto fracasso dei film che uniscono azione e fantascienza.
Ed è un peccato,perché l’inizio era molto promettente,nella misura in cui ci conferma che raramente potremmo trovare in un altro cinema che non sia quello americano personaggi così ben introdotti dalla sceneggiatura;che poi,come spesso capita sempre nel medesimo cinema,se ne discosta per fare in modo che camminino quasi da soli,affidandoli interamente agli attori;cosa che,in questo caso,non sarebbe così inspiegabile,visti gli attori messi in campo,ma che non può bastare.
Come si è detto,il film parte a meraviglia,con un sottile amplificarsi del senso di disagio del diverso,del suo tormento causato dall’impossibilità di stare serenamente al mondo,dall’onere di ricordarsi di trovare sempre un travestimento convincente per non essere indicato deriso schivato ingabbiato dalla società,e dalla sorpresa di non essere solo come avrebbe potuto pensare.
Questa è una bella parentesi regalata allo spettatore che poco dopo viene invitato a inquadrare il film come uno dei molti film d’azione che è abituato a vedere,all’interno del quale entra anche quel maledetto bignami della storia recente tanto caro al cinema di consumo,come pure una ricostruzione storica stranamente sommaria per un film a così alto budget,dove solo a tratti,se non ci fossero scritte esplicative,capiremmo in che periodo siamo(non bastano un po’ di eyeliner,capelli cotonati e montature di occhiali in stile anni ’60 per “fare epoca”).
Non è possibile chiudere un occhio nemmeno su diversi buchi di sceneggiatura: perché non ci viene mostrato come viene utilizzato il piccolo Erik dal criminale Schmidt dopo l’omicidio della madre per spiegare meglio il perché di quell’odio? Un salto temporale di ben 18 anni non è esattamente una parentesi trascurabile.
Come mai Erik sostiene di aver cancellato i potere di Emma Frost stringendole la testiera di un letto intorno al collo per poi constatare che in realtà ella è sempre in possesso degli stessi?
Ed è sufficiente la pretestuosa presa di posizione di Erik/Magneto per giustificare il suo voltafaccia repentino da vittima in cerca di vendetta a carnefice?
Per non parlare dell’entrata in scena involontariamente comica di McCoy quando diventa definitivamente la Bestia.
Non sono difetti da poco,e ci sarebbe piaciuto che il rapporto tra di due protagonisti venisse sviscerato con più profondità e in modo più avvincente,visto che il film si prende due ore piene del nostro tempo e si conclude con una scena che avrebbe dovuto essere collocata a metà della sua durata.
Resta un film da vedere ugualmente,qua e là appassionandosi anche,soprattutto per un terzetto d’attori molto efficaci e diversamente sornioni che sanno il fatto loro,con uno in particolare(Bacon) che si mangia letteralmente gli altri due;la compagine maschile,è giusto dirlo,è nettamente superiore a quella femminile che,eccezion fatta per Jennifer Lawrence(acerba ma con qualche lampo di luce anche in un film come questo),è poco più che decorativa,ma non era necessario fosse altro.
Peccato per i temi poco approfonditi ma molto accattivanti che vertono sul perché si scelgano il Bene e il Male,e di conseguenza si limitino o arricchiscano le personalità di due fratelli d’elezione che diventano nemici sentendo l’obbligo di una scelta,condivisibile o meno che sia,ma lasciata più alle nostre deduzioni e alla conoscenza che abbiamo di loro grazie ai film precedenti che non allo sviluppo articolato e coerente della sceneggiatura.
Ha fatto ciò che gli era capitato di fare già in Stardust: amministrare il carrozzone di ottimi effetti speciali e lasciare scorazzare sul set un parco attori che occupano il film con fascino e mestiere.
Capita raramente di vedere sullo schermo un uomo così normale,fuori dal tempo nell’educata,apprensiva saggezza e nella perseveranza nell’inseguire il progetto di una vita senza paure con cui McAvoy definisce il mistero della superiorità morale di Xavier.
Quando il suo turbamento è sottotraccia e langue in un’oscurità interiore che organizza e pianifica la sua vendetta è più convincente di quando si lascia tentare da un’espressione più morbida del suo astio esistenziale.Grazie a una presenza scenica indiscutibile,come di squalo che abbia una fame mirata e non cerchi compagnia né comprensione,questo attore non si nega nemmeno una possibilità di chiedere conferma di quanto sia convincente nel suo carisma sornione e qua e là rapace .Resta un attore difficile da doppiare,perché ha una voce potente che arriva prima di lui.
Si fa un gran parlare dei vari Sean Penn,Daniel-Day Lewis e non sempre a ragione,e si dovrebbe farlo più spesso di questo impagabile attore che nemmeno per un attimo risulta ridicolo,fuori luogo o prevedibile.La sincerità,la genuinità dell’animo malvagio di Schmidt/Shaw così come ce le presenta Bacon sono il fiore all’occhiello del film,sorretto dall’irrisoria insensibilità di un cattivo a tutto tondo,senza ripensamenti e indifferente ad accogliere obiezioni sul suo disegno di distruzione.Il migliore di tutti,e non solo in questo caso,perché ha una dote introvabile che i summenzionati non hanno:ti lascia vedere il film.
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