Regia di Jake Kasdan vedi scheda film
Finalmente posso dirlo. Ne ho l'occasione piena e consapevole. Ho visto un gran brutto film. E credo di poter aggiungere "uno tra i più brutti che abbia mai visto". Premessa. La rara bruttezza dell'opera prescinde dall'inflazionatissimo genere cui appartiene ("commedie americane sboccate e anche un pò ciniche"). E' un genere, questo, che sta trionfando al botteghino, contando sul genio creativo di Judd Apatow e della sua factory, per non parlare poi del successo planetario raccolto da "Una notte da leoni". Se però sulla "Notte da leoni" le mie ampie riserve restano tali e, anzi, dopo il triste sequel sono raddoppiate, di recente sul conto di mr. Apatow (la mia bestia nera del cinema, assieme all'orrido Michael Bay) ho dovuto rivedere le mie posizioni assistendo alla visione della sua ultima simpatica produzione "Le amiche della sposa". Dove voglio andare a parare? Beh, riguardo ad Apatow, che ha sdoganato ed amplificato questo genere antibuonista e politicamente scorretto, io da suo sincero detrattore devo però ammettere che i suoi film (pur deprecabili -per così dire- ideologicamente) comunque funzionano. E quando dico che "funzionano" intendo i requisiti essenziali, dalla sceneggiatura alla recitazione. Ebbene, in questo "Bad teacher" non c'è un solo elemento che abbia una sua dignità. La sceneggiatura? Boh, se c'è, non appassiona per niente, perchè il film è solo un accumulo di situazioni imbarazzanti per la loro miserabile pochezza. La recitazione? A livelli davvero imbarazzanti (mi scuso se ripeto l'utilizzo di questo aggettivo, ma temo dovrò farne largo uso). Ma sulla resa dei singoli interpreti mi esprimerò nel dettaglio più avanti. I personaggi? Qui proprio si sprofonda nel baratro artistico. Io vorrei guardare negli occhi chi ha scritto quei ruoli e chi ha confezionato quei dialoghi per tentare di renderlo consapevole che accumulare frasi idiote e scempiaggini assortite è altra cosa dal "fare cinema". E mi capita di riflettere, pensando alle sale supermoderne e attrezzate con sofisticate tecniche di proiezione digitale in cui questa scemenza viene programmata, e dunque quasi mi indigno per tanto spreco di mezzi tecnologici per un prodotto scadente come questo. Io comunque una chiave di lettura per tutto il progetto, penso di averla individuata. Secondo me i produttori un giorno hanno deciso che andava costruita una storia attorno alla signora Cameron Diaz, diva acclamata: non importa quale storia, l'importante è che ci fosse Lei al centro. In realtà penso che di tutto il resto (sceneggiatura, dialoghi e ruoli) non gliene fregasse una cippa a nessuno, sicchè è stato scritto un copione coi piedi, giusto per dare modo alla signora Diaz di fare la mattatrice-gigiona-istriona. Durante la visione confesso che sono arrivato più volte al punto di rimpiangere le goliardate di Apatow, e mai avrei pensato di arrivare a tanto. E veniamo alla parola chiave. Alla parolina magica. ANTIBUONISMO. Ecco, intanto fatemi sfogare: nella commedia USA l'Antibuonismo ha rotto i coglioni. E in particolare in questo film, che fa di questa parola quasi un'ideologia, uno sguardo sull'Uomo, un Pensiero. Possiamo dire che lo sforzo compiaciuto del film di apparire soprattutto CATTIVO, si rivela progressivamente per quello che è: un mero esercizio ginnico, dove non esistono più le sfumature ma solo miserabili macchiette. Che non fanno ridere. Chiunque può percepire che gli attori recitano meccanicamente, senza alcun coinvolgimento e che l'alchimia tra di loro è assai scarsa (e qui penso ad un'altra -recentissima- commedia USA, "Come ammazzare il capo", in cui gli attori parevano divertirsi un mondo e interagivano con evidente brillantezza). Nel film sono presenti innumerevoli gag, fra le quali diventa arduo estrapolare le più squallide. Diciamo però che mentre alcune sono platealmente odiose (la scena dell'autolavaggio oppure quella del "sesso da vestiti"), altre sono squallide proprio a livello concettuale. Tipo quando la Diaz, per confortare la depressione di un giovane alunno deluso e sfiduciato, si sfila il reggiseno e glielo mette in mano, attribuendo a quel gesto una valenza di grande sensibilità umana (!). Per non parlare poi del "delicatissimo" gesto (con la lingua) che il prof. di ginnastica fa da lontano alla nostra bad teacher, poco prima dei titoli di coda. Roba da tirare lo sciacquone. La vicenda ("vicenda" è una parola grossa) ci parla di una insegnante che in realtà detesta il suo lavoro, e ha come mission quella di trovare un ganzo/gonzo che la mantenga. E il primo step di questo impegnativo percorso consiste nel farsi rifare le tette. Tutto qua. Ragazzi, che vi devo dire? Oggi a Hollywood nella commedia funziona così. E adesso, non prima di esserci turati il naso, affrontiamo il discorso cast. LUCY PUNCH. Ma guarda un pò chi si rivede! La svampitella dell'ultimo film di Woody Allen. Solo che là era perfetta in un ruolo da cerebrolesa, mentre qui è una roba che non ci si crede. Un monumento al tic, alla smorfietta, alla mossetta. Un armamentario espressivo demenziale che non può non imbarazzare lo spettatore e che riesce a produrre un effetto emotivo finora inedito al cinema: "il pathos da idiozia". JUSTIN TIMBERLAKE. Caruccio ma nulla di più. Oltretutto penalizzato da un personaggio scritto e "dialogato" in modo terrificante.JOHN MICHAEL HIGGINS. Volto già noto come valido caratterista, ma qui, nel ruolo improbabile di un preside con una passione morbosa per i delfini, è sprecato e non sa di nulla. JASON SEGEL. Ho sempre detestato a morte questo attore, la sua faccia e le sue posture, e qui poi non è affatto aiutato da un ruolo assolutamente incompiuto e monco, probabilmente scritto da qualche sceneggiatore in fase di dormiveglia. E concludiamo con la superstar, CAMERON DIAZ, la quale (non me ne vogliano i suoi fans) sembra sempre più, col passar degli anni, una fanciulla precocemente invecchiata. Non dimentichiamo poi un dettaglio fondamentale della sua carriera: questa fu la donna che, in ambito di commedia americana, per prima sdoganò lo sperma (i cinefili mi hanno capito). La vediamo alle prese con uno dei personaggi più fastidiosi e antipatici (oltre che peggio scritti) che il cinema americano ci abbia mai proposto. Eppure non voglio dare l'impressione di nutrire pregiudizi verso questa attrice a cui, in ogni caso, non manca il talento. Il problema è che negli ultimissimi anni ha scelto quasi sempre copioni sbagliati, optando per blockbuster brillanti ma di ben poco spessore. Io la preferisco nelle sue (rare) interpretazioni drammatiche. E cito due bei titoli che ancora porto nel cuore: il sottovalutato (un superflop!) e commovente "La custode di mia sorella" e l'affascinante fanta thriller "The box" (uno dei miei film di culto). In definitiva: un film sconsigliatissimo.
Voto: 4
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