Regia di Nuri Bilge Ceylan vedi scheda film
Che delusione questo film! Un Ceylan davvero poco ispirato. Ma dov'è finito l'autore geniale di gioiellini come "Uzak" e "Il piacere e l'amore"? Quello capace di esprimere tanta sostanza con pochi mezzi? Quello che riprendeva l'esistenzialismo di Antonioni e lo risemantizzava a forza di intensi piani fissi e lente zoomate, ma soprattutto lo rinvigoriva grazie ad uno straordinario talento fotografico. Che fine ha fatto quella luce "creatrice di senso", vera cifra stilistica ceylan-iana? Quell'irrompere improvviso di una luce, nell'inquadratura, tale da modificare e talora capovolgere il significato dell'immagine...Di tutto ciò è rimasta solo una leggera patina, una timida ostentazione di un trademark collaudato. Poche idee, e confuse. E soprattutto, quello che è peggio, diluite in 2 ore e mezza di film. "C'era un volta in Anatolia" è come un insipido buffet: si assaggiano tanti stuzzichini, ma non ce n'è uno che reclami il bis. C'è il dialogo vacuo ed esacerbante, così insistito da risultare grottesco, con vaghi echi di Kiarostami, Kechiche, Porumboiu; c'è l'esperimento sul Tempo dell'azione, con l'andamento anti-ellittico preso in prestito anch'esso da tanto cinema iraniano; c'è l'assunto neo-modernista per il quale la detection è solo un pretesto per rivangare nella deriva esistenziale, nei rimpianti e nei sensi di colpa della borghesia turca; c'è l'allucinata epifania di amore e morte (la visione del morto tornato in vita e quella, altrettanto fantasmatica, della bella figlia del sindaco); c'è un vacuo tentativo di abbozzare un discorso vagamente morale o politico; c'è infine la contemplazione di un paesaggio brullo, specchio dell'animo dei personaggi. E forse quest'ultima è la cosa che riesce meglio a Ceylan: il dettaglio della mela che cade dall'albero e viene seguita dalla mdp fin nel torrente, mentre la voce fuori campo (cifra prediletta in questo film) dei personaggi si ripresenta nella sua ossessiva futilità, resta forse la pagina più ironicamente riuscita di un film sbagliato. Bella anche la sequenza del tentato linciaggio, con moglie e figlio della vittima evidenziati dietro la folla indistinta e inferocita. Tre stelle, ma sarebbero due e mezza: solo perchè comunque non annoia, nonostante tutto, e perchè i personaggi del medico, del procuratore e dello sbirro non sono del tutto privi di spessore, almeno potenziale, e perchè sono sicuro che alla prossima occasione Ceylan tornerà quello dei tempi migliori. Un'ultima cosa: certa critica ha fatto un paragone fra questo film e il cinema del compianto Theo Anghelopoulos...A mio parere, c'entra niente.
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