Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Crudo e realistico, con un protagonista unico ed enigmatico
Nessun nome, un unico scopo di vita: guidare. Coprire un furto, aiutare malviventi, passeggiate in auto...non importa, basta guidare, datemi 5 minuti , come direbbe Russell, per scatenare l'inferno, non per mostrarvi quanto sia bravo nel fare retromarcia e cambiare subito strada o fino a che punto spinga l'acceleratore: voglio solo provare l'ebbrezza di correre e di comandare a mio piacimento una macchina, grazie al quale posso fare quello che mi pare. Riassumo così la filosofia del protagonista di questa pellicola, interpretato da un bravissimo Ryan Gosling, semplicemente micidiale nell'evidenziare le contraddizioni del suo personaggio, che in un momento appare timido e riservato (atteggiamento evidenziato dai ripetuti e adorabili silenzi nei dialoghi tra una domanda e l'altra e quei sorrisetti dopo cui si arrosisce), ma non molto dopo è capace di sgozzare e spappolare una testa senza il benché minimo coinvolgimento umano, a tal punto da apparire quasi come un robot, un'automa alla Terminator, che non rinuncerà facilmente al suo obiettivo. E come il cyborg, sembra non avere paura della morte, il suo mestiere di stuntman lo mette in pericolo ogni volta, lo pone praticamente di fronte all'oscura signora, e proprio per questo essa è ormai per lui un'amica di tutti i giorni, anche se non credo il suo sentimento sia corrisposto, visto che, come Bruce, è duro a morire. Il lato umano c'è sempre: in questo caso si identifica con Carey Mulligan, che qui impersona una dolce madre di famiglia che si ritrova un marito in prigione (Oscar Isaac) e che, pur avendo promesso di fare il bravo, non rinuncerà alle sue attività poco in sintonia con la legge. Ovviamente la vita di tutti i giorni del driver protagonista si intreccerà con questa famiglia, e ciò di certo non favorirà il costante impegno da stuntman e da meccanico, quest'ultimo accompagnato dall'amicizia con il suo datore di lavoro, interpretato da Bryan Cranston (Breaking Bad, Godzilla) e nel cast troviamo inoltre il mitico Ron Perlman (Hellboy), nei panni di un boss. Le fantastiche immagini di una Hollywood notturna e delle sue strade (Newton Thomas Sigel) sono piuttosto impreziosite dalla viscerale colonna sonora, opera di Cliff Martinez, che varia dal brano ritmato e piacevole per le orecchie al disarmante e romantico brano finale (A real Hero), che si addice al finale e ti andrebbe di ascoltare all'infinito. A dirigere sul grande schermo il soggetto del romanzo di James Sallis è Nicolas Winding Refn (per gli amici NWR), un director eterogeneo e variopinto, ma soprattutto imprevedibile: dalla trilogia di "Pusher" a "Valhalla Rising", da "Solo dio Perdona" al recente "The Neon Demon". Il suo marchio di fabbrica, oltre la critica sociale portata alla ridondanza, è la crudezza, nonché la spietatezza delle sue opere, che non ci pensano due volte a farci vedere delle scene davvero da voltastomaco. Ciò non gli impedisce di possedere una raffinatezza mica da ridere, tanto da aver vinto a Cannès il premio per la miglior regia per la pellicola in questione. Merito che gli va riconosciuto soprattutto per l'estremo talento nell'ottenere delle scene di corsa così ben fatte e di non aver reso per niente noiosa una pellicola che, se gestita male, non avrebbe di certo seguito. Un film dunque spietato e da catalogare nel genere thriller, per scene come quella dell'ascensore, ma in fondo oserei definirlo unico ( e non solo nel suo genere). La durata modica inoltre è prefigura del metodo di lavoro essenziale del regista, ma nel senso buono, poiché ci mostra il necessario, senza sprecare tempo per tergiversare e riempire il film di momenti morti. A suo modo, contiene un'epicità diciamo urbana e, perché no, quotidiana.
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