Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
sinceramente dopo il clamore dell'anno scorso intorno a questo film, le mie aspettative erano oltre il sistema solare conosciuto... nonostante conosca già il modo di vedere i film di refn. l'ho trovato molto derivativo e come se avesse dovuto omaggiare un certo genere di film, americano, che ha amato da giovine(poichè avremo la stessa età, io e nicolas)e che alla nostra età si sta scoprendo, ri-scoprendo o magari rivalutando. il modo di scrivere i titoli di testa che si leggono solo i nomi conosciuti. la musica elettronica sparata a balla dai profumi molto anni ottanta, but revisited o così sembra, che accompagna le gite in auto nei grandi canali di scolo, dove addirittura ci sono oasi naturali che sembrano istallazioni artistiche con brandelli di plastica e residui ammonticchiati, il tutto spruzzato da quella bella luce calante very, very, very, very 80. la città degli angeli è il set dove il protagonista della pellicola compare e agisce. dire vivere, forse è un pò azzardato. un set ideale per grandiosi fughe e relativi inseguimenti da mastondotiche automobili anche loro impersonali, che sembrano essere guidate da un essenza piuttosto che da qualcuno in carne e ossa, che in effetti non ha importanza saperne il volto o peggio ancora il nome. un set ideale per un uomo senza nome e senza passato che compare alla corte di un'officina gestita da un trafficone dal cuore tenero, che però ha le mani in pasta negli affari di individui loschi e molto pericolosi. e in quell'insieme di riprese della città dall'alto, di fotografia limpida, di ombre e colori forti freddi e caldi che stanno sapientemente al loro posto, l'autista fa la conoscenza di una ragazza che invece il nome ce l'ha. ma si sa che non potrà esserci felicità o un felice finale per l'autista; già dall'inizio quando facciamo la conoscenza con uno dei suoi tanti lavori, delle sue tante incarnazioni in quel grande set che è la città degli angeli. indubbiamente che nel giubbotto scorpionato ci possa stare qualcun'altro dopo che c'è stato gosling, ora come ora, è impossibile immaginarlo. che possa incedere qualcun'altro al posto di ryan nel corridoio, mano in tasca, guantini di pelle marrone coi buchi sulle nocche(adorabili, li voglio!!!)e soprattutto una volta girato l'angolo martello in mano, è umanamente inaccettabile. e una delle cose che più mi è piaciuta è la scena in cui ammazza ron perlman, che assume una delle incarnazioni cinematografiche più belle ed enigmatiche, quella di THE SHAPE carpenteriana. ed è evidente che ryan-the shape non morirà con l'arrivo dei titoli di coda, nonostante la coltellata al ventre di albert brooks, a sua volta caduto sotto la coltellata di the shape-ryan. un film che secondo me e per me, vive di una leggenda un pò esagerata, nonostante sia un bello che incita a molteplici letture.
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