Regia di Radu Mihaileanu vedi scheda film
Radu Mihaileanu ci aveva abituato bene, raccontando storie con un substrato importante e soprattutto facendolo usando tutti i crismi del caso senza scadere nell’abitudinario, purtroppo questa volta intraprende una “battaglia” ragguardevole e di tutto rispetto, ma non trova quell’equilibrio che spesso in passato l’ho ha (giustamente) premiato.
In un villaggio del Maghreb le donne sono da sempre deputate ad andare a prendere l’acqua alla sorgente,con un percorso tortuoso da compiere e che più volte ha lasciato ferite sui loro corpi e sulla loro mente.
Leila (Leila Bekhti) decide di opporsi a questa tradizione proponendo lo “sciopero dell’amore”, trovando più di un ostacolo, anche tra le stesse donne, ma non intende demordere.
Il tema per fare un bel film c’era tutto, purtroppo Radu Mihaileanu non ritrova quella luce che ha segnato quasi tutta la sua cinematografia, quel tenore del racconto che rimanendo lieve sapeva comunque comunicare (ed anche ancora meglio) più di quanto le strenue apparenze non potevano fare.
Le fede islamica non prevede certo una subordinazione, almeno non a questi livelli, della donna, la ribellione è sentita quanto doverosa, l’uomo non deve far finta di nulla, ma i toni sono troppo marcati, propri di una sensibilità distante da ciò che invece avrebbe dovuto essere per risultare aderenti alla situazione (non siamo in Europa) e comunque fedeli alla causa.
Rimangono comunque cose buone, è infatti impossibile non affezionarsi a Leila (bravissima Leila Bekhti), non apprezzare la fotografia d’insieme e la volontà di raccontare in chiave da commedia una storia dai fortin connotati drammatici, ma questa volta il regista ha azzardato troppo avventurandosi, e facendolo a gamba tesa, in un contesto che non conosce bene e che necessitava di un trattamento un po’ diverso.
Una pellicola tra luci ed ombre, che mostra il piacere del racconto, ma che poi perde troppo facilmente il controllo sulla materia, il rischio c’era, ma con poca attenzione in più si poteva redigere un’altra bella pagina di cinema e cultura sociale.
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