Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Aki Kaurismaki in trasferta francese, come il titolo fa esplicitamente intendere, ancora una volta incanta per merito del suo innato (e naturale) sguardo che riesce ad inquadrare vissuti odierni di grande difficoltà umana come immigrazione e malattia con dei toni surreali e a sprazzi anche poetici che da sempre hanno contraddistinto i suoi (apprezzati) lavori.
La vita povera, ma anche semplice e tranquilla di Marcel Marx (Andre Wilms) subisce un forte scossone quando incontra un giovane immigrato africano di nome Idrissa rimasto solo, braccato dalla polizia e bisognoso di aiuto per compiere l’ultimo passo del suo lungo viaggio.
Come se non bastasse la sua cara amata Arletty (Kati Outinen) si ammala, ma Marcel nonostante tutto non si perde d’animo.
Anche se lontano dalla terra natia, Aki Kaurismaki ancora una volta (e forse anche più del solito) riesce a ricreare un’atmosfera particolareggiata con grazia, così che ci sembra quasi di assaporare la vita non facile dei protagonisti ed i loro volti, così come i loro gesti assumono condizioni quasi speciali (questo per merito anche di un cast prelibato che vede nei suoi ranghi attori di diverse nazioni).
Poi sopra a tutto c’è una bella (e difficile) doppia storia di vita che stringe Marcel in una morsa ed in questo ho trovato proprio splendido il parallelo tra la malattia gravissima della moglie e la vicenda del piccolo Idrissa per cui la società è ormai compromessa (malata terminale) ed è difficile oggi come oggi credere ancora nei miracoli, ma chissà, forse questi possono ancora accadere (certo se non ci si crede questo è impossibile), le buone azioni non sono mai sprecate e possono anche portare doni inaspettati.
E tutto ciò dove può accadere se non nelle realtà più disagiate?
Un tocco dunque di grande ottimismo in un tessuto avverso avvalorato da tanti piccoli gesti disseminati lungo la pellicola (soprattutto per la fratellanza tra la gente comune) con in più alcune scene che non si dimenticano (ad esempio gli sguardi degli immigrati all’apertura del container, puro gelo nel sangue), con il passato, il presente (e forse il sogno) che finiscono col fondersi.
Opera preziosa nella sua essenza, particolare per l’aria che fa respirare, quasi sospesa, una delle migliori del bravo regista finlandese.
Illuminante.
Il suo tocco è inconfondibile anche a contatto con una realtà diversa da quella dalla sua terra.
Crea così un'atmosfera sospesa che regala scampoli inaspettabili che arrivano direttamente al bersaglio grosso.
A suo modo notevole.
Piccola parte nella quale non sfigura affatto.
Musa incontrastata del cinema di Kaurismaki regala un'altra interpretazione che si abbina con estrema semplicità, e naturale complicità, al clima ricercato (con successo) dal regista finlandese.
Figura secondaria, ma ricorrente ed alla fine anche determinante.
Solita prova sicura e convincente.
Ben calato nel contesto.
Personaggio semplicemente ottimo rinvigorito da una presenza scenica e da una recitazione perfetti per lo stile del racconto in questione.
Molto bravo.
Più che sufficiente.
Volto tosto e figura temprata.
Più che sufficiente.
In questo caso direi che il regista si supera nel farlo rendere al meglio.
Va da se che anche il contributo del giovane attore è alla'ltezza della situazione.
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