Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
(Miracolo a) 'Le Havre' è forse l'esempio più lampante di quanto nel titolo possa già contenersi uno spoiler bello e buono.
L'ultima fatica di Kaurismaki, ambientata in Francia, è, a tutti gli effetti, una favola con annesso e prevedibile lieto fine, per giunta doppio: tutti i personaggi - eccezion fatta il delatore impersonato dall'attore feticcio di Truffaut e già sublime interprete del bellissimo 'Ho affittato un killer' Jean-Pierre Leaud - sono buoni nell'animo, persino il poliziotto dal cuore d'oro - molto diversi da quelli arcigni che popolavano il duro ritratto di una microstoria di clandestinità come 'Welcome' di Philippe Lioret - che ha un ruolo ancor più decisivo del protagonista stesso, Marcel Marx, il quale mobilita tutto il quartiere per far si che il ragazzino clandestino scappi per ricongiungersi con la madre a Londra e anche le vicende familiari si sistemeranno in maniera imprevista ma nel migliore e più inaspettato dei modi possibili.
Il film ha il suo punto di forza nella galleria degli eccentrici caratteri di contorno - la barista, il fruttivendolo, il cantante rock azzimato - delineati con poche inquadrature e brevi dialoghi, ma, per contro, un'esangue prova di Kati Outinen nella parte della moglie malata di Marcel (Jean-Pierre Daroussin) e qualche caduta di ritmo sparsa in diversi punti della pur breve pellicola.
Per chi scrive un Kaurismaki minore.
Voto: 7.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta