Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
Ancora pennellate di blu, dal regista finlandese Kaurismaki che colora ogni fotogramma del suo cinema, e più che rifarsi al classico compone sequenze senza tempo che si pongono differentemente lontano dalla visione moderna a cui lo spettatore cinematografico attuale è abituato. Il blu è anche il colore della nostalgia, e il regista la dichiara in ogni suo lavoro, per l'Europa e i suoi valori perduti, la semplicità delle cose, l'autenticità dei sentimenti, la passione per la cultura, per un cinema ripulito da effetti e contenuti ridondanti. In questo schema, il regista innesta la modernità, dei problemi, delle nuove società, delle trasformazioni, attraverso quella mescolanza gradevole, stralunata e perplessa di un'umanità costretta a specchiarsi implacabilmente su quello che la vita mette davanti. In Miracolo a le Havre lo scrittore lustrascarpe Marcel Marx si confronterà con aspetti della vita mai affrontati prima, aiutato da un corollario di personaggi altrettanto autentici, ( salvo l'eccezione prevedibile del commissario ), userà l'arma preferita dal regista: la normalità, che oggi sembra estinguersi in favore degli effetti speciali quotidiani, dei condizionamenti artificiosi, delle nuove paure, della diffidenza, dell'indifferenza verso il prossimo. Così con un gesto dietro l'altro, e un passo alla volta Marcel costruisce la sua eroica passione in un epilogo finale che meritatamente ci concede un briciolo di gioia. Uso intelleggibile del fuori campo che aiuta lo spettatore a calarsi nello straniante e originale (ma comincia essere diffuso più di quanto si pensi ) stile di vita dei personaggi, sempre protetti dal regista e descritti sfruttando tempi di ripresa diversi, tali da ottenere una forte e totale empatia con i protagonisti. Per chi ci vuole credere, miracoli compresi.
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