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Miracolo a Le Havre

Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film

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La recensione su Miracolo a Le Havre

di mm40
6 stelle

Nonostante il premio Fipresci e la menzione speciale della giuria ecumenica ottenuti a Cannes, pare proprio che questo Miracolo a Le Havre sia un piccolo passo indietro per Kaurismaki - quantomeno rispetto agli ultimi suoi due lavori, Le luci della sera (2006) e L'uomo senza passato (2002). Indietro rispetto alla struttura drammaturgica dell'opera, qui notevolmente semplificata per gli standard del regista/sceneggiatore, portata al limite del fumettistico o del favolistico con una serie di personaggi-tipi (il povero lustrascarpe, l'immigrato asiatico dal cuore d'oro, la barista amica di tutti, il poliziotto carogna, ma in realtà caritatevole, etc.) e di dialoghi ancor più vacui del consueto, addirittura talvolta proprio banali, da fotoromanzo; tutto questo (forse?) proprio per rendere ancora più grottesche le atmosfere della storia. Tutto sembra fermo a quarant'anni fa, lo squallore delle abitazioni e la miseria della gente che abita Le Havre fanno rabbrividire lo spettatore comune; figuriamoci cosa potrebbe pensarne Woody Allen, che proprio nel frattempo stava girando Midnight in Paris, intento a disegnare una Francia sorridente, gaudente, sfarzosa, chic, ricca sfondata. Nè lusso oltraggioso, nè povertà in canna: la verità sta in mezzo come sempre, ma ciò puntualizza - ce ne fosse ancora bisogno - le infinite potenzialità affabulatorie del cinema, nonchè le differenze stilistiche, estetiche, ideologiche fra due grandi cineasti. Quello di Kaurismaki è un mondo di reietti, di scarti sociali; sorprendentemente la Le Havre messa in scena dall'autore finlandese è una specie di accampamento di borderline dove tutti si vogliono bene e la quiete viene interrotta solamente da due tipologie di eventi: la morte (o la malattia, come per Arletty) e l'arrivo di stranieri. Ecco perchè il vicino interpretato da Jean-Pierre Léaud (a proposito: in scena per non più di una manciata di secondi) non si dà pace finchè non vede arrestato il piccolo e innocente clandestino; ecco perchè la polizia interviene così rapida e massiccia: la tolleranza verso gli immigrati nella piccola cittadina non è poi così diversa da quella che risiede nell'intera Europa - e la critica del regista in questo frangente è palese. Sebbene la storia non entusiasmi particolarmente e le punte forti della poetica kaurismakiana (pessimismo e surrealismo) sembrino un po' sbiadite e compaiano soltanto a tratti (la scena in assoluto più godibile è quella dell'arrivo di Marcel al commissariato, quando si spaccia senza averlo deciso prima per giornalista e avvocato: Kaurismaki puro), la spiazzante semplicità del finale merita menzione: quando l'anziano protagonista ritrova di fronte a sè l'amata Arletty in piedi, perfettamente sana e sorridente, ecco, in quel momento lui vede in quella pallida e decadente figura tutto l'amore e la meraviglia del mondo: ed è Kati Outinen, insomma non una bellezza da calendario. Eppure lo sguardo di Marcel/Andrè Wilms è pervaso da autentica gioia, illumina lo schermo. Curiosità: Wilms era già comparso nell'altro film 'francese' del regista, Vita da Boheme (1992), anche lì nel ruolo di un personaggio di nome Marcel; film nel quale già aveva una particina Léaud e Mimi era interpretata da Evelyne Didi (che qui è Yvette). Le cifre stilistiche del regista sono qui confermate per l'ennesima volta: dialoghi realisti (cioè non necessariamente sempre significanti qualcosa nel contesto delle vicende), recitazione molto sotto le righe, utilizzo di musiche quasi esclusivamente diegetiche (cioè legate all'azione, es. provenienti da radio o giradischi). Fotografia (molto naturale) dello storico collaboratore Timo Salminen, montaggio di Timo Linnasalo (già incontrato da Kaurismaki nei precedenti L'uomo senza passato e Total Balalaika show, 1994). 6/10.

Sulla trama

Le Havre. Il lustrascarpe Marcel viene improvvisamente colpito da due drammi: l'adorata moglie Arletty è ricoverata per un male incurabile, mentre un bambino africano - immigrato clandestino e ricercato dalla polizia - si rifugia a casa dell'uomo.

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