Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film
19 anni dopo Vita da Bohème, il finlandese Kaurismaki torna in Francia per raccontare, con toni inusitatamente più leggeri rispetto ai recenti Le luci della sera e L'uomo senza passato, un mondo ai margini che vuole anche essere anche un tributo - in parte esplicito, a cominciare dal nome del protagonista, Marcel Marx - a Marcel Carnè, ai fratelli Marx, ma anche a Tati e Bresson. Lo schema è il solito: una storia fuori dal tempo, facce irregolari, attori chiamati alla non recitazione, macchina da presa immobile, regia straniata, ritmo lentissimo, improvvisi scantonamenti tra l'onirico e il grottesco, dropout al centro della narrazione e persino un siparietto rockettaro con un Little Bob (Piazza) molto vicino alle stramberie dei Lenigrad Cowboys. Ma stavolta la fiaba di Aki Kaurismaki manca il bersaglio e la vicenda di Idrissa (Miguel), ragazzino partito dall'Africa per raggiungere in Inghilterra i suoi genitori con la benemerenza di un lustrascarpe (Wilms) e dei suoi sodali, è uno spunto narrativo davvero troppo esile.
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