Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
Un film pieno di buone intenzioni. Un tema difficile, l'abbandono, una periferia degradata, ma non troppo, un protagonista caratteriale che non puoi amare e una bicicletta e fare da raccordo circolare, nella pellicola e nel cinema. Eppure tutto ciò non giustifica, a mio avviso, l'accoglienza a Cannes 2011 e il Premio della Giuria. Molto della messa in scena è lasciata, se non al caso, alla fantasia dello spettatore. Perché il padre di Cyril rifiuta il figlio? Che ne è della madre? Cosa spinge Samantha a prendersi cura del ragazzo? Sono temi fondamentali nello sviluppo del film e mi sembra vengano trattati in maniera alquanto superficiale. Tutta la prima parte, incentrata sulla ricerca, è lenta e silente. Poi, l'apparente accettazione del rifiuto e il fascino delle cattive compagnie, complice anche un sapiente e distillato uso di temi musicali classici, scuotono dal torpore. Infine, la gita in bicicletta e il perdono, chiudono il cerchio e aprono a una speranza di vita normale. Ma la rappresentazione, lasciata volutamente in sospeso, alla fine risulta fredda e non coinvolge più di tanto. Un Cannes molto generoso.
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