Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
È quasi una denuncia dell’ irresponsabilità dei padri, lo stesso tema di L’enfant, e di altri film dei Dardenne, forse la "spia" dell’interesse dei due fratelli cineasti per un problema sempre meritevole di riflessione.
Al centro del racconto, come sempre per i due registi, il mondo degli ultimi: sullo sfondo un istituto–riformatorio dove vive il piccolo Cyril (Thomas Doret), dodicenne solo e in cerca del padre.
Di lui non sappiamo altro: nulla ci viene detto della madre; si accenna soltanto al fatto che la sistemazione in istituto del bambino era avvenuta al momento della morte della nonna paterna, quando al padre era parsa evidente l’impossibilità di occuparsi di lui.
Si intuisce una storia di equivoche frequentazioni, di disoccupazione; una squallida vicenda di povertà priva di affetti e di prospettive, nella quale era maturata la decisione di abbandonare il piccolo all’assistenza pubblica.
Cyril, che ama il dissennato genitore, mobilita tutte le sue energie per rintracciarlo, cosa non facile, avendo quest’ultimo cambiato l’indirizzo, il numero di telefono, il lavoro.
Per ritrovarlo, Cyril fuggiva continuamente dall’istituto, ma ogni volta era regolarmente riacciuffato, finché si era aggrappato – letteralmente – in un ultimo disperato tentativo, al braccio di una signora, Samantha (Cecile de France), una giovane parrucchiera che, per fortuna sua, è disposta ad accoglierlo e ad ascoltarlo.
Il percorso di maturazione del piccolo sarebbe stato, tuttavia, doloroso e accidentato e pare rovesciare il normale rifiuto che gli adolescenti hanno nei confronti dei loro genitori: quel padre irresponsabile, infatti, avrebbe a lungo occupato, nell’immaginazione di Cyril, il ruolo di vittima da difendere e giustificare.
Solo dopo gravissime e strazianti vicissitudini Cyril avrebbe preso coscienza dell’abbandono paterno e anche della prospettiva di una vita diversa e forse più serena, grazie alla calda accoglienza di una madre elettiva, disposta a tollerare la sua rabbia e le sue intemperanze.
Il racconto dei Dardenne è durissimo nella descrizione molto asciutta dell’aridità che circonda il mondo di Cyril quando vanamente ricerca quell’amore che, secondo la sua immaginazione, dovrebbe pur esistere in un padre!
Allo stesso modo la durezza del racconto diventa anche rappresentazione dei rischi e delle trappole che potrebbe provocare la sua reazione rabbiosa e aggressiva verso i coetanei che gli hanno rubato la bici e che ora vorrebbero trasformarlo in un “pittbull” feroce agli ordini di un non disinteressato padrone: un bosco potrebbe diventare il suo rifugio, ma anche la selva oscura nella quale rischierebbe di perdersi per davvero.
La presenza di Samantha, per sua fortuna, sarebbe riuscita a illuminare quel minaccioso paesaggio: aveva deciso di salvarlo per farne quel figlio che le manca e per il quale, da madre vera, è disposta a lottare.
L’inizio del secondo movimento dell’Empereur beethoveniano accompagna molto opportunamente i momenti in cui la rabbia di Cyril pare sul punto di placarsi, creando la giusta attesa dello scioglimento finale, dopo il quale, soltanto, l’adagio completerà il film, molto bello, ben diretto e splendidamente interpretato.
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Recensione pubblicata su Mymovies il 22 maggio 2011 e parzialmente modificata per questo sito dopo aver rivisto il film.
Streaming disponibile su Apple Tv
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