Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
I Dardenne fanno da sempre un cinema molto impegnato nel campo del sociale ed hanno avuto così la possibilità di esplorare, con le loro pellicole, tutti i campi della marginalità e del disagio portando in superficie problematiche importanti e spesso un po' traumatiche come quelle che si sono trovati ad affrontare con questo film (Gran Prix della Giuria a Cannes nel 2011) che narra la storia di un ragazzo di 12 anni (Cyril) che intende ritrovare il padre che un po' di anni prima lo aveva lasciato "provvisoriamente" in un Istituto per linfanzia.
Sulla sua strada Cyril incrocia casualmente Samantha (una specie di Fatina buona di Pinocchio) che ha un negozio di parrucchiera e uno sspiccato sentimento materno. Accetta infatti la responsabilità di ospitare il ragazzo a casa sua nei fine settimana con tutti i rischi che ne conseguono,nonostante che il ragazzo dimostri di non gradire questo bellissimo gesto di altruismo.
Il percorso del ragazzo, accecato dalla collera e dai sentimenti di rancore sotteso per il genitore che lo ha abbandonato,sarà lungo e frastagliato ma alla fine arriverà a comprendere (ed accettare) l'amore materno che la donna gli sta riversando addosso.
La bicicletta del titolo è centrale in questa toccante opera non solo per il percorso di rinascita di Cyrill , ma anche per il riferimento esplicito a uno dei grandi capolavori del neorealismo italiano col quale Vittorio De Sica, il regista di quel film, diede forma a uno dei misteri più toccanti, quello perr cui un adulto e un bambino sentono di non poter fare a meno l'uno dell'alto. Lo scopriranno anche Cyril e Saamantha in questo poetico racconto altrettanto realistico e drammatico.
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