Regia di Julia Leigh vedi scheda film
Sprofondare nel sonno e nella vita. Morte.
Scegliere di non scegliere. Sleeping Beauty è il ritratto dell'assenza : la mancanza di ambizioni, di una guida familiare, sociale e vitale ; il distacco verso tutto e tutti - il declino di una tiepida e insoddisfatta esistenza ; è evidente la scissione (involontaria?) della personalità di Lucy : la ragione lascia spazio all'istinto - un fuoco che brucia tutto (denaro, lavoro, studio), un'enigmatica e autodistruttiva superficialità vitale che divora ogni tipo di speranza. Farsi consapevolmente male, e non sentire dolore - anestesia esistenziale. Sleeping Beauty è un film apparentemente freddo, distaccato e assetico, che nasconde al suo interno un cuore pulsante e urlante : un profluvio di sensazioni ed emozioni indicibili investono lo spettatore ; è un'angoscia costante e stimolante quella che avvolge l'intera vicenda - una continua implosione registica che estremizza il (contagioso) malessere (benessere?) di Lucy, il quale non tarderà a sconvolgere il pubblico. Un'autodistruzione esasperatamente tranquilla e armonica : la pellicola è paradossalmente realistica, quasi documentaristica nella sua ovvia finzione ; il ritmo filmico è assente - un giorno come un altro, senza musica e senza suoni. Un moderno trattato filosofico sull'annichilimento coscienziale dei giovani (e non solo) d'oggi - vuoti, disperati, stanchi, addormentati all'interno del proprio abisso ; un lungometraggio esteriormente statico ed interiormente febbrile - scalpita e grida in maniera composta.
E' presente una buona dose di nichilismo cinematografico, tipico del cinema di Haneke e Pasolini, che avviluppa il film dall'inizio alla fine.
Si può continuare a vivere anche da morti?
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