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Noriko's Dinner Table

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Noriko's Dinner Table

di AndreaVenuti
8 stelle

Noriko's Dinner Table è un film giapponese del 2005 scritto e diretto da Sono Sion.

 

Sinossi: Noriko e sua sorella Yuka vivono entrambi con i genitori a Toyokawa. La famiglia in apparenza felice nasconde in realtà problematiche profonde, causate soprattutto dall'attegiamento del padre alquanto patriarcale e poco incline al dialogo.

Un giorno Noriko sentendosi oppresa, scappa di casa e si dirige a Tokyo con la speranza di incontare la sua amica di chat-room Kumiko...

locandina

Noriko's Dinner Table (2005): locandina

Noriko's Dinner Table è l'ennesimo film manifesto dell'eclettico regista Sono Sion; sorta di sequel/prequel di Suicide Cub, capolavoro indiscusso appartenenete del J-Horror, il film di Sion si pone come un lungo viaggio all'interno di gravi problematiche ormai tristemente insite nella società nipponica.

 

L'autore di Toyokawa propone un'opera stratificata con molteplici spunti di analisi, dall'alienazione dell'individuo alla disgregazione del nucleo famigliare, al tema dei suicidi giovanili oppure all'impossibilità di comunicazione fra giovani e adulti.

Il film, suddiviso in cinque capitoli, affronta dunque queste serie questioni in cui emerge ben poco ottimismo da parte del regista.

Sion in maniera cinica e nichilista mostra una società allo sbando con il singolo cittadino oppresso da una solitudine totale a tal punto da circondarsi da familiari finti, fasulli, messi sotto contratto: il tema della "famiglia in affitto" è un punto cruciale dell'opera.

 

Molto emblematico l'inizio del film con la giovane Noriko che scappa di casa giungendo in una Tokyo notturna e spersonalizzante; estremamente significativa la regia "realista" con uso abbondante della macchina da presa a mano; chiaro segno rappresentativo della condizione di instabilità della giovane, ora confusa e senza una reale metà. Il tutto è seguito dalla voice-over della ragazza stessa (voce triste e malinconica).

Noriko a questo punto ci racconta i trascorsi della sua vita insieme alla famiglia; la ragazza si sente oppresa, lei vorrebbe trasferirsi a Tokyo per continuare i suoi studi ma il padre non accetta questa condizione ritenendo la capitale luogo di perversione.

Noriko soffre terribilmente questa sua condizione tuttavia non osa confrontarsi apertamente con il padre, in quanto lo teme molto; lui stesso alla fine del film confessa che se la figlia si fosse rivolta a lui in maniera diretta sicuramente l'avrebbe picchiata.

Noriko inoltre non ama assolutamente la vita di campagna, lei vorrebbe provare sensazioni nuove ed è per questo motivo che scappa improvvisamente da casa; Noriko è una sorta di alter ego del regista. Pure lui di Toyokawa, ha abbandonato presto la città per trasferirsi a Tokyo.

Shion Sono

Why Don’t You Play in Hell? (2013): Shion Sono

Ottima la sceneggiatura con Sion che si concentra in modo dettagliato sugli attegiamenti dei suoi personaggi, riuscendo a scavare nel più profondo della loro psiche.

Interessante anche l'evoluzione del padre, il quale a fatica comprendere gli sbagli del passato («Avevo privilegiato la mia carriera a scapito della mia famiglia») tuttavia la vità è una sola e a certi errori non c'è rimedio.

A proposito del padre, il regista racconta il suo viaggio interiore alla scoperta di se stesso; una scoperta ottenuta solo dopo aver compreso e vissuto la solitudine, altra tematica cardine.

 

Continuando con le tematiche, Sion ripropone il tema del suicidio (ritroviamo alcune scene cult di Suicide Club) non soltanto più giovanile e mi riferisco alla madre di Noriko che sentendosi responsabile del comportamento "scellerato" della figlia decide di togliersi la vita.

Shion Sono

Bad Film (1995): Shion Sono

Particolare anche la narrazione. Il racconto è un continuo flusso di flashback, rimandi, e visioni raccontate tramite una voice over insistente dei vari protagonisti. Questo approcio, quasi sperimentale, per quanto sia intrigante (pensiamo al cosiddetto "club del suicidio") alla lunga diventa leggermente monotono e meno coinvolgente rispetto alle storie precedenti del regista (per capirci Love Exposure risulta più "seguibile" e coeso nonostante duri quattro ore); probabilmente una accorciatina di 15/20 minuti avrebbe risolto la questione.

 

Tornando alla regia, Sion predilige un approccio simile al cinema veritè con macchina a mano onnipresente.

Tra le tante scene madre, merita di essere analizzata la sequenza in cui Noriko incontra per la prima volta Kumiko.

Siamo all'interno dn una stazione metropolitana di Tokyo e la protagonista sta aspettando l'amica (mai vista prima); qui la macchina a mano è coadiuvata da un montaggio serrato e discontinuo, sintomatico della sua ansia poichè ha paura di non essere accetttata/all'altezza dall'amica.

La messa in scena prevalentemente realistica, in alcuni fugaci segmenti viene alternata da situazioni oniriche-surreali parecchio stimolanti, anticipando una dimensione grottesca-visionaria alla Strange Circus.

Nel finale invece ritroviamo una violenza animalesca distinta da elementi slasher (linguaggio molto presente nella sua filmografia, pensiamo ad esempio a Cold Fish oppure al recentissimo The Forest of Love).

 

Ennessimo atto d'accusa del regista nipponico verso la sua società, il tutto messo in scena attraverso un linguaggio cinematografico articolato e diversificato.

Da vedere.

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