Regia di Shion Sono vedi scheda film
Il suicidio come moda dilagante,il suicidio di massa come congiunzione di corpi votati a riappropriarsi definitivamente del proprio libero arbitrio.Il suicidio come atto estremo per avere audience e popolarità almeno per un secondo.Molto meno dei 15 minuti di warholiana memoria.Il film di Shion Sono(altri riportano il titolo Suicide Circle ed è forse un titolo che calza meglio alle tematiche del film) non è un'esaltazione del suicidio,nè un apologo sullo stesso.E'una riflessione profonda sullo stato d'alienazione che corrode da dentro i giapponesi ed è la certificazione di quanto siano distanti gli adulti dai giovani.E'catalogato come horror ma in realtà come un serpente nell'atto di perdere le exuvie cambia pelle ogni volta,cambia protagonista,muta di genere sollecitando di continuo la rielaborazione di tutta la materia trattata da parte dello spettatore .Si comincia con un tremendo suicidio di 54 studentesse sotto un treno in corsa della metropolitana di Tokyo,si continua con altri suicidi inspiegabili e con lo scoppio di una vera e propria epidemi di suicidi.A questo punto sembra che ci troviamo di fronte a un nipotino di Ringu e invece il film cambia un'altra volta per diventare un horror in cui è presente il deus ex machina ma si sottace sul perchè dello scatenare di una siffatta epidemia, sconfina poi nella metafisica assoluta in un finale aperto a qualsiasi tipo di intepretazione.Forse sappiamo chi è stato(il Charles Manson dell'era della comunicazione come urla lui stesso in lustrini e pailettes),forse conosciamo il mezzo, ma non veniamo a conoscenza della questione fondamentale.Perche?Non è un film di fantasmi giapponesi,nè di video maledetti.Più che al cinema di Hideo Nakata qui siamo dalle parti del Kairo di Kiyoshi Kurosawa(che però presuppone una presenza soprannaturale) o di certi eccessi splatter di Takashi Miike,mentre lo sguardo che Shion Sono posa sui giovani del film è ancora più inquieto di quello di Kinji Fukasaku in Battle Royale.La differenza è che i protagonisti di Suicide Club decidono autonomamente di morire senza alcuna imposizione esterna. A Shion Sono piace colpire basso con numerose scene splatter fatte in maniera piuttosto artigianale ma discretamente efficace (commentate da musiche allegrotte che donano al tutto un effetto straniante),ma gli piace anche affabulare con una visionarietà di primo ordine mediante la quale si pone un gradino sopra il semplice contenitore di immagini sanguinolente.Questo è un film che è horror in superficie ma spaventa molto più per quello che nasconde dentro.Perchè scatta l'emulazione di gesti eclatanti(che non siano solo il suicidio)?Perchè c'è quasi la necessità fisica di ognuno di emergere dalla massa anche perdendo il bene più prezioso?Perchè c'è l'invito a riparare la connessione con se stessi e a ripossedere la propria capacità di scelta?Perchè ci si riprende la propria vita perdendola?Sono tutte domande che non hanno risposta...e chiamatelo pure horror...
regia eccellente
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