Regia di Guillaume Canet vedi scheda film
Alexandre e Margot si amano da quando erano bambini e formano una coppia inossidabile. Una sera, sulla riva del lago dove si erano dati il primo bacio e dove si recano ogni anno per celebrare l’avvenimento, lei viene uccisa e lui aggredito: del crimine viene incolpato un serial killer, che ha agito altre volte con le stesse modalità. Otto anni dopo, succede di tutto: sul luogo del delitto vengono trovati i cadaveri di due uomini, saltano fuori alcune foto di Margot picchiata a sangue, ad Alexandre arrivano misteriose mail che dimostrano che Margot è ancora viva, la polizia torna a sospettare di lui. Il resto è meglio non raccontarlo: la trama prevede (fin troppi) colpi di scena, l’intreccio è contorto al punto che alla fine necessita di un dettagliato spiegone (comprendente anche un’appendice) per chiarire chi ha fatto cosa, e qua e là si sconfina nell’inverosimiglianza (l’ultima scena, per dire, preferisco considerarla un sogno); ma con un ritmo così serrato non si corre certo il rischio di addormentarsi. E poi è un film che soddisfa la razionalità dello spettatore, perché applica la cara vecchia regola di Sherlock Holmes: eliminato l’impossibile, il resto deve essere vero (ossia: chi ha avuto l’occasione di imprimere alla storia una svolta nel momento decisivo? per quale motivo avrebbe dovuto farlo? e basta così, perché ho detto anche troppo).
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