Regia di Guillaume Canet vedi scheda film
Di Non dirlo a nessuno avevo sentito parlare un gran bene un po’ ovunque. In realtà, pur avendo sicuramente diversi evidenti pregi, non mi sembra il prototipo del grande film, soprattutto se messo a confronto con i grandi prodotti di genere con cui si può confrontare.
Alexandre Beck (Francois Cluzet) vive da otto anni senza l’amata (fin da piccolini, che teneri) moglie Margot, in apparenza uccisa durante un’aggressione, fino a quando non gli arriva una mail con un video nel quale la rivede.
Comincia la sua ricerca, ma intanto è braccato dalla polizia, in quanto accusato di un altro omicidio, mentre il marcio riaffiora sotto diverse forme e la verità viene ricostruita un tassello alla volta chiamando in causa quasi tutti i personaggi presentati nella prima parte del film.
La storia è senza dubbio carica di fascino, parte piano per poi crescere con costanza, evidenziando un buon dinamismo, e dilagare (pure troppo) nell’ultima parte.
Non mancano le sorprese e c’è una buona attenzione per i particolari che servono eccome a testimoniare l’efficacia del meccanismo che in larga parte funziona anche se qualcosina a livello di sceneggiatura non torna o per lo meno lascia qualche dubbio nel convulso finale.
Discrete le atmosfere che mutano in funzione della situazione (ci sono anche un paio di inseguimenti degni di un buon prodotto del cinema d’azione) ed il cast vanta nomi di spicco anche nei ruoli di contorno (un irriconoscibile Francois Berleand, Andrè Dussolier, Olivier Marchal, lo stesso Guillaume Canet, e Nathalie Baye, insomma non ci si mancare niente), segno che le cose sono state pensate con il giusto scrupolo anceh a monte della realizzazione.
Detto tutto questo, ovvero le note positive, constato che il film, pur non scemando mai nella sensazione di noia o inutilità (anzi ha un equilibrio notevole per almeno i primi 90 minuti), condensa buona parte del costrutto nel finale che peraltro prevede un po’ troppi trabocchetti, risultando così un po’ troppo articolato quando una soluzione più solare si sarebbe amalgamata meglio al resto del film.
Non che questo sia un male ma così l’insieme, comunque di livello quasi buono, finisce per sembrare un po’ troppo meccanico e soprattutto la parte sentimentale risulta, non solo schiacciata, ma anche un po’ incolore e fredda, annichilita da un congegno studiato con tanto cervello e con poco cuore.
Nel complesso rimane comunque un interessante prodotto di genere, un fine esercizio di stile che conferma il buono stato di salute del cinema francese, in grado di ben figurare sotto diverse forme filmiche, e ci fa conoscere un regista come Guillaume Canet che in futuro potrebbe lasciare un segno ancora più evidente nel panorama cinematografico.
Più che discreto.
Lavoro interessante il suo, ma poteva fare meglio nel finale sia nella gestione dei tanti risvolti inseriti, sia per rendere immortale il sospirato ricongiungimento coniugale.
Nel ruolo si poteva trovare di meglio, comunque offre il suo apporto, anche se non buca l'obiettivo e la cosa avrebbe giovato a tutto il film.
Pienamente sufficiente.
Poche volte in scena, ma quando c'è si nota.
Parte secondaria ma espletata con classe.
Non facilmente riconoscibile, almeno al primo impatto, ma sempre bravo ed attento. Conferma il suo innato mestiere.
Ruolo decisamente secondario il suo, ma la sua interpretazione è assolutamente piacevole.
Poche occasioni per farsi notare, ma ce la fa comunque.
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