Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
A proposito del film Mereghetti dice che si tratta di una «parodia non di prim'ordine e con troppi numeri da avanspettacolo», e io dico ha ha ha. Ha ha ha perché Mereghetti pare voler giudicare un film come questo come giudicherebbe un film di Kubrick o "La passione" di Mel Gibson. Questo è uno dei classici film in cui la sceneggiatura era un canovaccio, valido soprattutto per i comprimari, ma Totò (e anche Macario, ma anche Nino Taranto) recitavano a soggetto su questo canovaccio. E direi ha ha ha anche perché, effettivamente ed (in alcuni casi) intelligentemente, il film fa veramente ridere. Grandissimo Totò nell'anatema lanciato sui clienti della locanda condotta da Delle Piane, anatema che piano piano si trasforma praticamente in un messaggio d'auguri.
Nel Seicento, il ciabattino Pasquale (Totò) si rifugia in un palazzotto di proprietà del perfido Don Egidio (Taranto), che vuole costringerlo a celebrare le nozze tra lui e la riottosa Fiorenza (Gastoni), innamorata (e incinta) di un nobile spagnolo.
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