Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Pressoché strepitosa parodia corbucciana nel senso di "grana grossa" e fragorosa come meglio gli riusciva, quindi ovviamente nel senso di Sergio, ma con collaborazione anche del fratello Bruno in sede di sceneggiatura.
E' anche tra i titoli più moderni e al tempo svillaneggiati dai critici degli anni '60 di Totò per le continue invenzioni di non-sense e grammelot napoletano-torinesi, grazie alla "spalla" strepitosa di Erminio Macario, oltre che per la genialità di avere quel momento "beat" con Don Backy e Adriano Celentano(doppiato da Bramieri!), falsi frati che fanno la questua(per loro), in una locanda-trattoria a ritmo di una canzone sincopata.
E Nino Taranto nei panni del Barone gaglioffo De Lattanzis(in presa di culo quantomeno di un cognome "plebeo" romanesco per eccellenza, "patriziato" in "De" e "S" finale)seicentescoha molto spazio per confermarsi praticamente co-protagonista, e uno dei migliori antagonisti di Totò, in tutta la sua filmografia.
La perfezione dei tempi e della sintonia negli scambi verbali e di battute fra i due è cosa rara, non soltanto per i più attenti studiosi delle coppie comiche al cinema, laddove anche in diverse sequenze è evidente che riescano persino ad andare a braccio e divertendosi moltissimo come pure lo spettatore, in base alle invenzioni del momento.
Sempre bella e pregna di suggestioni già precedenti e poi future del cinema italiano di genere fino anche agli americani di Charles Band e della Empire/Full Moon, le riprese nel castello di Balsorano.
Strepitosa e in linea anch'essa con tutta una galleria tematica napoletana teatrale di ufficiali giudiziari, pignoramenti e sgomberi, la sequenza tra Pasquale Cicciacalda alias Frà Pasquale Da Casoria/Totò, con l'ufficiale dei balzelli Franco Ressel, incaricato di inventariare gli averi e valori del tugurio in cui vive con le sue sei coppie sei, vedovo, di figli gemelli. Che affarone.
Gustosissime apparizioni di Fiorenzo Fiorentini balbuziente, e Giacomo Furia come uno dei manzoniani bravi.
John Nada
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