Regia di Luciano Odorisio vedi scheda film
Monza, XVII secolo. Una monaca di clausura viene insidiata da un potente; non vi si può infine sottrarre, ma allo scandalo si accompagnano loschi misteri che culminano in un delitto. L'incolpevole ragazza subisce un'esemplare condanna all'isolamento.
Questo di Odorisio è il quarto film con il medesimo titolo nel dopoguerra italiano; in precedenza c'erano stati quelli di Pacini, di Gallone, di Visconti (Eriprando) fra il 1947 e il 1969 e non basta, qui, il sottotitolo vagamente pruriginoso-sensazionalista "Eccessi, misfatti, delitti" a distanziare nettamente l'opera dalle precedenti. Atmosfere cupe, luci soffuse (fotografia: Romano Albani) e una storia che associa intrighi da fotoromanzo e suspence telefonata - nella sceneggiatura firmata da Gino Capone, dal regista e da nientemeno che Piero Chiara e Carlo Lizzani - sono le essenziali caratteristiche di questa che è la quinta pellicola di Odorisio, destinato a trovare il suo spazio solamente qualche anno più tardi in televisione, per la quale girerà qualche fiction. Nel cast non brilla alcun nome e sullo schermo la modestia degli interpreti si fa sentire: oltre al giovane Alessandro Gassman, al suo primo ruolo di un certo peso, troviamo la protagonista Myriem Roussel, di origini marocchine, Renato De Carmine e Alina De Simone; produce Giovanni Di Clemente con la complicità di Reteitalia (Berlusconi), eppure al di là di una confezione appena dignitosa non c'è granchè da ricordare di questo film, neppure la colonna sonora di Pino Donaggio. 2,5/10.
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