Regia di Bitto Albertini vedi scheda film
Albertini coglie al volo il testimone di Gianfranco Parolini, che l'anno precedente aveva girato - e riscosso ottimo successo al botteghino con - I fantastici tre supermen. Ma se nel primo lavoro la componente essenziale era quella dei supereroi (sulla scia del popolare Superman americano) e la trama era improntata alla serietà di una spy story nel segno di 007, ecco che in questa seconda pellicola prevale invece la componente comica e presto la situazione deraglia nel grossolano e nello sguaiato, dimenticandosi sia di James Bond che, soprattutto, di Superman. Soggetto e sceneggiatura di Mario Amendola, la seconda scritta con il regista e con lo sconosciuto Evroni Ebert, Tre supermen a Tokio è in realtà la solita scusa che Albertini estrae dal cilindro per volarsene quanto più lontano possibile dall'Italia a girare; al contrario che in altre occasioni, però, qui il regista si sofferma più sulla storia (e sulle sue gag) che sui paesaggi e i volti tipici del luogo esotico in cui gira. Successivamente ci riproverà con Che fanno i nostri supermen tra le vergini della giungla?, trascinando la serie verso il trash puro, e sostituendo anche un elemento del trio centrale, qui composto da George Martin, Sal Borgese e dal poco noto Willy Colombini; proprio quest'ultimo nel seguente capitolo sarà rimpiazzato da Brad Harris. Il cast è quello che è - i nomi più famosi sono questi, e c'è anche una particina per Ennio Antonelli (samurai!), non accreditato - e i mezzi sono quelli che sono; l'azione è modesta, il divertimento stantio, gli effetti speciali (o ciò che dovrebbe sostituirli, anzi) è proprio poca roba. 2/10.
Tre sgangherati eroi dotati di superpoteri volano in missione nel Paese del sol levante, per conto dei servizi segreti inglesi. Pasticci, risate e lieto fine.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta