Regia di Vittorio Cottafavi vedi scheda film
Due attori e una stanza: con il minimo del budget possibile, Cottafavi riesce a ottenere un discreto risultato, certo non eccelso cinematograficamente parlando, ma comunque apprezzabile nelle interpretazioni della coppia di professionisti sulla scena e nelle bizzarrie del testo di provenienza. Delirio a due è un'opera di Eugene Ionesco, fortemente ironica e che si risolve nell'apocalittico finale lasciando tutto il sapore dell'incomunicabilità; ma non quella odierna, cioè quella antonioniana (esplicitata nei film del Maestro ferrarese già dalla fine degli anni Cinquanta), bensì quella eterna e immutabile fra uomo e donna. Gli opposti si attraggono e sempre lo faranno, ma senza per questo riuscire a capirsi. Renato Rascel e Fulvia Mammi sono una buonissima coppia di protagonisti (pressochè gli unici: sono rapide e incolori le incursioni degli altri interpreti) e Cottafavi è un regista solido e padrone dei propri mezzi, che in quegli anni lavorava quasi esclusivamente per la Rai. Ionesco non potrebbe lamentarsi, sebbene la giusta destinazione del prodotto sarebbe stata quella del teatro: ma ai tempi la televisione gli era molto più prossima di quanto si possa immaginare. 4,5/10.
La tartaruga e la chiocciola sono lo stesso animale? Lui e lei discutono in maniera più che accanita, a partire da questo amletico dubbio, e finiscono per dimenticarsi del mondo esterno, proprio mentre cominciano a piovere bombe.
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