Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
Tra i film del periodo muto del maestro Mizoguchi, uno dei più noti è questo cortometraggio dal titolo La marcia di Tokyo del 1929. Racconta la storia di Orie, una geisha orfana e bellissima, contesa tra due impiegati d'ufficio e un anziano che si scoprirà esserne padre. All'epoca presentato nei cinema giapponesi dalla figura del benshi - un attore che si piazzava al lato della sala di proiezione e dava voce a tutti i personaggi e alla voce narrante contenuta nelle didascalie - ci pone di fronte ad un Mizoguchi ancora distante dal formalizzare lo stile dei capolavori degli anni successivi. Dopo uno strepitoso inizio che ci introduce la cornice di Tokyo alternando riprese plongèe a campi medi e campi lunghi frontali, l'opera finisce un po' perdersi nella semplicità dell'intreccio. Rimane, però, la sua straordinaria capacità di produrre un cinema fortemente visuale (anche se il piano sequenza e le carrellate che diventerranno i suoi marchi di fabbrica qui sono assenti o privi della fisica concretezza di film posteriori) improntato ad un racconto, più sociale che politico, che - attraverso lo svelarsi di corpi e volti - denuncia le miserie di un Giappone ancora prigioniero di un sistema di leggi convenzionali e di un livellamento sociale, destinati a compromettere le possibilitù di ricerca della felicità del più debole. Splendide la direzione degli attori e la fotografia.
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