Regia di Peter Marcias vedi scheda film
La sindrome da opera prima può presentarsi con qualche film di ritardo, se l’opera prima è un documentario ben fatto e intelligente come Ma la Spagna non era cattolica?. Peter Marcias ha talento e una propensione a trattare tematiche e personaggi decisamente fuori dagli schemi del cinema italiano (si veda anche il precedente Un attimo sospesi), anomali e fieramente “a sé”, proprio come la sua Sardegna. Regione che qui diventa protagonista: il film è interamente girato a Cagliari, ma una Cagliari quasi aliena, astratta, racchiusa in pochi luoghi chiave dove si intrecciano il passato e il presente dei protagonisti. Ovvero Alice (tornano il nome e la giovanissima interprete del corto d’esordio di Marcias, Sono Alice), bimba divenuta donna ma ossessionata dai fantasmi della sua famiglia tormentata; sua madre, la selvatica tossicodipendente Silvia, e Julien, architetto francese legato a madre e figlia da affetto e necessità. La voglia di far esplodere i sentimenti urticanti di questo anomalo mélo finisce per bruciare il film, affondato da un eccesso di espedienti: recitazione appassionata ma teatrale, colpi di scena che congiungono i piani temporali, sequenze d’animazione, voce over di più di un personaggio. Marcias sente l’impellenza di dire e dare tutto (troppo), ma la mano ancora non sta al passo col suo sguardo d’autore.
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