Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
Dal romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer scaturisce questo racconto, che nel suo lento e riflessivo incedere assume sempre più i connotati tipici di una fiaba. Credo sia proprio questo aspetto all'origine delle reazioni discordanti di certa critica, poiché comprendo come l'accostamento fra gli irrealistici artifici di fantasia e le profonde ferite lasciate in tante vite umane dall'immane tragedia che è sullo sfondo possa suscitare più di un dubbio o finanche sfociare in una sorta di "repulsione". Tale metodo non deve però sorprendere più di tanto, se si pensa che la sceneggiatura è curata da quello stesso Eric Roth che a suo tempo aveva lavorato a Forrest Gump (1994), approccio che viene ora enfatizzato anche in cabina di regia.
A me non è affatto dispiaciuto, pur con le sue stranezze, pur nella sua singolare diversità, da accogliere per quella che è, dato che non si nasconde dietro alcun velo di ipocrisia. L'apatia è scongiurata dall'energia e dal carattere del protagonista, sorretto da un giovane esordiente che si dimostra una sorpresa. Una conferma proviene inoltre dal comprovato talento dell'anziano al suo fianco, le cui scene riescono a essere toccanti nel profondo. Al resto del cast riconosco ancora il merito di saper costruire dei comprimari d'eccezione.
Oltremodo incuriosito da questo risultato, credo che un giorno arriverò forse davvero a recuperare il libro.
A 11 anni, Oskar Schell è un bambino eccezionale: inventore dilettante, francofilo, pacifista. Dopo aver trovato una chiave misteriosa che apparteneva al padre, morto nel World Trade Center l'11 settembre 2001, intraprende un incredibile viaggio - una frenetica e segreta ricerca che lo guiderà attraverso cinque distretti di New York. Vagando per la città Oskar incontra una variegata umanità, tutti a modo loro sopravvissuti. Il suo percorso finisce dove inizia, ma con il conforto dell'esperienza più umana: l'amore.
Ammanta il suo film con una sensibilità e una poesia non così comuni, aiutato dalla bravura degli attori.
Oskar Schell. Regge senza difficoltà il ruolo principale. Molto buono.
L'inquilino. Per nulla a disagio nell'assenza di parola, grazie all'espressività. Ottimo.
Linda Schell. Più convincente che in altre occasioni. Promossa.
Thomas Schell. Solo in apparenza rimane in secondo piano.
Abby Black. Le sue apparizioni lasciano sovente il segno, perché è competente.
Stan il portiere.
William Black. Un contributo più che discreto il suo.
Ogni volta che leggo il nome di Alexandre Desplat, so già di potermi attendere delle musiche di valore. Il compositore non perde nemmeno questa occasione per riaffermare la propria classe.
Non ho avvertito la necessità di modifiche particolari.
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