Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
Il film di Stephen Daldry tratto dal romanzo di Jonathan Safran Foer, è un'elaborazione del lutto post 11 settembre 2001, visto da un punto di vista particolare, ossia quello di un bambino.
Il regista, che nelle sue precedenti prove non mi aveva particolarmente entusiasmato, specie con l'esangue 'The hours' da Michael Cunningham, coglie il segno con quest'opera che è allo stesso tempo un'analisi del rapporto padre-figlio, una ricerca interiore e un romanzo di formazione: Daldry lavora molto su spazio e tempo, le due coordinate base del cinema, muovendo il suo piccolo protagonista Oskar - un sensazionale, logorroico, ostinato Thomas Horn - da una parte all'altra di New York, compiendo accelerazioni improvvise e dilatazioni calcolate.
Ad un certo punto, a bilanciare l'eloquio di Oskar, viene inserita la lunare figura interpretata da Max von Sidow, un incrocio tra Charlot per le movenze del corpo e Harpo Marx per il mutismo come scelta e non come condizione: i due costituiscono una tra le coppie più strane mai viste nel cinema degli ultimi tempi.
In ruoli di contorno, Tom Hanks e Sandra Bullock offrono due prove incisive e John Goodman, in qualità di portiere, riceve come risposta dal ragazzo la battuta migliore del film, quando, domandando a Oskar il motivo per cui non è andato a scuola, lui dice 'Mi hanno detto che so già troppe cose!'
'Molto forte incredibilmente vicino' è un film imperfetto ma per eccesso di passione con cui è stato messo in scena.
Voto: 8.
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