Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
La tragedia immane dell’11 settembre e’ stata per molti dei familiari delle vittime un’agonia in diretta, una morte “telefonata” che rende quel terribile attentato ancora piu’ agghiacciante ed orrendo.
La maggior parte delle persone intrappolate nelle due torri, soprattutto quelle al di sopra della catastrofe creata dall’impatto con i due aerei, hanno trascorso ore di angoscia, obbedienti alle istruzioni impartite dalle forze dell’ordine e dai vigili del fuoco che, inconsapevoli del crollo che avrebbe avuto luogo, imposero agli occupanti di mantenersi calmi e non affollare le vie di uscita. La vita talvolta o troppo spesso si dimostra crudelmente ingrata con chi obbedisce alle regole, e premia ingiustificatamente gli audaci, i disobbedienti, coloro che trovano il coraggio di agire d’impulso.
In questo modo un onesto e vitale padre di famiglia (un Tom Hanks bolso e gioviale, impegnato qui in poco piu’ di un cameo che pero’ non lascia indifferenti), di professione gioielliere, che si trova casualmente per affari proprio in una delle torri nel giorno maledetto, avra’ modo di avvisare dapprima la moglie dell’accaduto, tranquillizzandola, e poi di lasciare ben sei messaggi telefonici alla ricerca vana del figlio che, dapprima ignaro della gravita’ e poi atterrito dagli eventi, non avra’ mai il coraggio di alzare quella cornetta per parlare con il padre: e’ l’inizio di un angoscioso rimorso che il giovane, attaccatissimo al proprio padre, probabilmente portera’ per sempre con se’. Il ritrovamento nell’armadio del genitore, lasciato intatto dall’affranta moglie (una brava e intensa Sandra Bullock), di un vaso blu con all’interno una busta con la scritta enigmatica “black” ed una chiave al suo interno, innesca nel ragazzo la sensazione che il padre volesse comunicargli qualcosa che poi il terribile evento non ha piu’ permesso. Sara’ l’inizio di una vera e propria missione che vedra’ il protagonista impegnato nella ricerca di tutti i facenti cognome “Black” ( nella lista figura pure una "Karen Black", e mai sapremo se e' una pura casualita' o un bizzarro riferimento cinefilo ad una delle mie attrici preferite anni '70) per cercare di venire a capo del mistero: un arcano che certo non rivelero’ in questa sede, ma che comunque risiede in motivazioni piu’ legate all’imprevedibilita’ degli esseri umani, alla incauta sbadatezza di noi persone afflitte dalla pressione del vivere quotidiano, dal nostro essere sempre presi dalla fretta che non ci fa cogliere le sfumature di chi ci ha voluto col cuore donare qualcosa di (materialmente o anche solo intrinsecamente) molto prezioso, piu’ che a “chiavi” di lettura da thriller machiavellico e complottistico.
Il mistero affascina sempre, tanto piu’ se legato ad una chiave misteriosa che in qualche modo e’ legata ad uno degli eventi piu’ tragici mai avvenuti: alla fine una volta rivelato l’arcano capita spesso di ritrovarci addosso una piccola grande delusione difficile da scrollarci via. Il film diretto con la consueta professionalita da un Daldry ispirato, fine e profondo come di consueto, raggiunge tuttavia le corde dell’emozione grazie alla vitalita’ e alla tenacia del suo giovane determinato protagonista, ragazzino insicuro che si muove armato di tamburello con sonagli per placare l’ansia che l’immane tragedia e la pesante perdita gli hanno scaricato addosso probabilmente per sempre.
Da segnalare la prova recitativa “alla Tati” di un eccellente Max Von Sydow muto, che proprio per questo trova nella mimica facciale e comportamentale quel tocco geniale che gli e’ stato pure in parte riconosciuto con la meritatissima nomination come attore non protagonista: il suo e’ un altro personaggio che, al di la’ della mancanza di comunicativita’ per vie tradizionali, racchiude in se’ qualcosa di irrisolto, una situazione familiare che non e’ mai stata adeguatamente chiarita, soprattutto per una sua colpevole negligenza di gioventu’. Sara’ questo rimorso che lo spingera’ ad appoggiare senza remore il giovane protagonista nella strenua complicata ricerca della verita’: una verita’ che lascera’ subito deluso il ragazzo, che si vedra’ defraudato di quella ideale complicita’ con l’amato padre, ma che poco dopo gli fara’ capire quanto bene interiore il suo gesto e’ riuscito ad apportare nel poco avveduto ma riconoscente sconosciuto che un destino crudele gli ha fatto incrociare.
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