Trama
Un eccezionale e talentuoso bambino di nove anni - inventore dilettante, astrofisico, suonatore di tamburino e pacifista - va in giro per New York alla ricerca di una serratura che combaci con una misteriosa chiave lasciatagli dal padre, rimasto ucciso nell'attentato del 11 settembre 2001.
Approfondimento
DAL LIBRO ALLO SCHERMO
Tratto dall'omonimo best seller di Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino si sviluppa attorno all'universo di Oskar Schell, un geniale undicenne di New York che, in seguito alla scoperta di una misteriosa chiave tra gli oggetti appertenuti all'amatissimo padre, morto nel crollo del World Trade Center, si lascia andare a una frenetica e impossibile ricerca per le vie della città per individuare a quale serratura quella chiave corrisponda, aspettandosi di trovare qualcosa che in qualche modo addolcisca il dolore. Un anno dopo il "peggiore dei giorni", così Oskar chiama l'11 settembre 2001, il ragazzino è determinato a mantenere vivo il rapporto con il padre, l'uomo che lo aiutava a confrontarsi con le sue paure più profonde, e per farlo perlustra in lungo e in largo i cinque quartieri di New York in cerca di una possibile serratura, incontrando un variegato assortimento di persone, tutti a loro modo sopravvissuti alla tragedia. Ciò gli permetterà di rivalutare gli affetti a lui più cari, come la madre, e di scoprire che esisterà sempre un legame invisibile ed eterno con il padre.
Nel 2005, quando lo scrittore, famoso per la miscela esplosiva di comicità e tragedia implicite nel suo primo romanzo autobiografico Ogni cosa è illuminata (anch'esso trasposto al cinema), pubblica Molto forte, incredibilmente vicino, per la prima volta l'America è costretta a fare i conti con l'elaborazione della sua più grande tragedia. Raccontando l'avventura di un undicenne precoce e sensibile, capace di inventare fantastiche diavolerie e appassionato di astrofisica, Foer si lascia andare a una donchisciottesca odissea attraverso i cinque quartieri di New York per intessere varie storie, raccolte nel tempo e realmente accadute, e lo fa scegliendo come punto di vista e di esplorazione quello di un bambino, chiamato a confrontarsi con la paura e il dolore della perdita di un genitore a causa di un evento senza alcuna logica comprensibile. Anche il regista Stephen Daldry si ritrova il romanzo per le mani e rimane colpito dal personaggio di Oskar e dalla sua soggettività fatta di intelligenza insolita e comportamenti eccessivamente ossessivi, che sfiorano quasi l'autismo o i sintomi della sindrome di Asperger. Tutto il mondo circostante viene esplorato da Oskar con un insolito mix di ingenuità e intuizione, nervosismo e audacia, incomprensione e bisogno di capire, resi manifesti attraverso un insieme di pensieri casuali, ricordi e fantasie improvvise che modificano il corso della sua esistenza. L'interesse di Daldry per questo lato della vicenda è stato tale da portarlo ad approfondire quale trauma abbiano vissuto circa 3 mila bambini rimasti orfani all'improvviso dopo il crollo delle Torri Gemelle, consultando un elevato numero di esperti e l'associazione no profit Tuesday's Children - che segue da vicino i familiari delle vittime dell'11 settembre - e ascoltando le registrazioni delle ultime telefonate occorse tra genitori e figli.
L'ELABORAZIONE DEL LUTTO COME UN PUZZLE
Nel raccontare di Oskar, il romanzo nascondeva tra le sue pagine diversi temi che secondo Daldry meritavano un approfondimento: il trauma di un individuo che incontra il trauma di un'intera nazione, le stranezze dei comportamenti infantili, la natura inesplicabile delle tragedie e la difficoltà di ricostruire i legami all'interno delle famiglie distrutte da un dolore. Tutti temi che in fase di sceneggiatura sono stati ricollegati al rapporto tra Oskar e suo padre Thomas, ricostruito attraverso gli occhi e i ricordi del figlio, infarciti da un mix di amore, confusione, smarrimento e domande senza risposte. Ad Oskar, rimasto all'improvviso da solo, mancano le spedizioni di ricognizione che il padre gli proponeva ogni qualvolta che aveva bisogno di capire qualcosa o qualche comportamento, tanto che il ritrovamento della chiave sul fondo di un vaso finisce con il diventare una nuova missione, un gioco teso a scovare quale mistero o insegnamento vi si nasconda dietro. L'unico indizio che ha sin dall'inizio è il cognome Black scritto sulla busta che custodiva la chiave e da quello nasce il percorso che dovrà affrontare: un puzzle tratteggiato in maniera logica e matematica e programmato sin da subito nei minimi dettagli, inclusi i mezzi per spostarsi e rintracciare i 472 utenti registrati con il cognome Black nell'elenco telefonico della città e i possibili rischi a cui può andare incontro (tenendo in primo luogo in mente la paura di altri attentati terroristici con obiettivo gli autobus o la linea della metropolitana). Come tutti i bambini dotati di talento e intelligenza, Oskar vive di orari e regole prestabilite ma la realizzazione del nuovo obiettivo lo porta a disattendere la prevedibilità delle sue giornate: non gli importa sapere quali ostacoli incontrerà, ciò che conta è raggiungere il risultato prefissatosi e capire quale insegnamento il padre abbia voluto impartirgli questa volta. Allo stesso tempo, a sua insaputa, la forsennata ricerca è anche un modo per rifuggire dal dolore e metabolizzarlo.
IL MONDO DI OSKAR
Personaggio chiave della storia del piccolo Oskar è quello del padre Thomas (un molto dosato e affettuoso Tom Hanks ), l'uomo che lo costringeva a decifrare i suoi problemi e affrontarli come se fossero un gioco. Tutti gli elementi e i tratti distintivi della sua personalità e della sua vita privata sono filtrati attraverso gli occhi di Oskar e molti aspetti rimangono avvolti dal mistero e mai svelati proprio perché Oskar non era a conoscenza di tutti i segreti del genitore. Ciò che però viene mostrato e resta indelebile sono i ricordi dei momenti migliori che padre e figlio hanno trascorso insieme. Figlio di immigrati chiamato ben presto a occuparsi anche dell'economia della famiglia, lo stesso Thomas è cresciuto senza un padre e di conseguenza per lui far sentire la sua presenza al figlio era la maggiore priorità. Insegnargli a vivere e ad affrontare i pericoli del mondo esterno riusciva nell'intento di far passare in secondo piano le stranezze di Oskar, cosa che invece non riesce poi a far la madre Linda, con cui le incomprensioni si moltiplicano dopo la morte di Thomas. Per la prima volta, infatti, Linda è costretta dalle circostanze a intromettersi nel rapporto tra padre e figlio, prendendo sulle proprie spalle tutte le responsabilità e le decisioni inerenti a Oskar e al suo futuro. Al contempo, deve darsi da fare nel comprendere la sua psicologia ed entrare con piccoli passi nel suo mondo nello stesso momento in cui anche lei deve confrontarsi con l'elaborazione del tutto. Tutto ciò, filtrato dal punto di vista di Oskar, finisce però con l'essere a suo svantaggio: per Oskar, Linda è solo una madre imperfetta, brutta e incapace di ricoprire il suo ruolo. L'unica persona di sesso femminile capace di rompere il muro di Oskar è la nonna paterna che abita dall'altro lato della strada, con la quale condivide un rapporto alimentato da lunghe conversazioni notturne tramite walkie talkie: è a lei che si rivolge quando ha bisogno di sostegno o conforto anche se non le confiderà mai la sua forsennata ricerca della serratura.
La sola persona con cui condivide il suo segreto è invece il misterioso e silenzioso affittuario vicino di casa, impersonato da uno straordinario Max Von Sydow. Con lui, muto con la voce ma loquace con il linguaggio degli occhi e del corpo, comunica attraverso appunti su un un blocco notes: un confidente perfetto che mai metterebbe a repentaglio la riuscita della sua impresa.
Coprotagonista dell'avventura di Oskar è la città di New York. Scegliendo il punto di vista del bambino, la città assume una nuova conformazione: in scena si ritrovano non i luoghi turisticamente famosi ma gli angoli, le vie o le piazze a misura di bambino. Costellata da un incrocio di diversità - economiche, etniche, culturali -, la città assume un nuovo aspetto e intreccia ogni suo quartiere, fondendoli in un unico grande percorso che Oskar, avendo solo vissuto nei limiti del suo appartamento, è chiamato a scoprire.
Note
Il cinema di Daldry fa prevalere l’impeto, ha battiti irregolari su cui danza Max von Sydow come una marionetta del Cinema Muto, in un melodramma spesso imperfetto, vissuto soggettivamente anche attraverso frequenti distorsioni di sguardo, ma che arriva addosso senza preavviso e trascina via con sé anche tutte le sue scorie.
Trailer
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Commenti (21) vedi tutti
Film a tratti molto bello e anche ben montato ma che purtroppo sfocia spesso nel patetico.
commento di ssiboniUn flusso di coscienza che è verbalmente straripante, fra l'angoscia e il desiderio di liberazione, fra la scoperta e lo smarrimento.
leggi la recensione completa di IlGranCinematografoCon infinta pazienza l'ho visto tutto. voto 2
leggi la recensione completa di filmistaFilm che suscita nello spettatore una sapientemente commistione di noia assoluta ed istinti omicidi nei confronti del bambino più rompi della storia del cinema, superando per devastazione testicolare sia il piccolo Anakin Skywalker e mamma ho perso l'aereo! Come sottofondo a tutto ciò tanti bei luoghi comuni e buoni sentimenti. Voto... basso...
commento di D4D3Difficile trovare della spazzatura come questa in giro. Voto 0
commento di ILDIODELLERECENSIONIIl film più bello che abbia mai visto con Sandra Bullock ...e penso che rimarrà l'unico.
commento di Tex MurphyToccante. 8
commento di BradyQuesta è la storia di un bambino un po’ speciale, di quelli che vengono in genere definiti “borderline” rispetto a quella severissima forma di neurodiversità, che è l’autismo.
leggi la recensione completa di laulillaUna "quest", comunque si concluda, ci fa diventare adulti, non tornare bambini. Poteva essere un dramma... è solo un melodramma.
commento di sarvaegoPoetico e Commovente. L amore e la ricerca della comprensione tra un genitore e un figlio. Eccezionale interpretazione del bambino. Voto 8
commento di SuperFioreSe non ricordo male ha vinto 2 Oscar. La prima statuetta "Se la noia avesse un valore",la seconda "Se vi stupite con poco". Voto 0
commento di ScemaranPochi bambini nella storia del cinema mi hanno dato fastidio epidermico come questo. Per il resto il film ha anche dei buoni contenuti, ma la figura del bimbo in questione a mio avviso è esasperata.
commento di venicedrowningSemplicemente fantastico.
commento di MagicTragicDelicato e sensibile. Voto 7.
commento di ezzo24Partendo dalla tragedia dell'11 settembre 2001, il film ci accompagna nello struggente racconto di un ragazzo che, orfano di padre, prova a mantenere uno stretto contatto col suo ricordo. Emozionante, trasognato nello stile di Foer, coinvolgente, è una ricerca continua il messaggio più bello che lascia.
leggi la recensione completa di cantautoredelnullaBuon film con un ottimo Max Von Sydow.Bravo anche il bambino protagonista
commento di antonio de curtisUn film di grande impatto, a tratti riuscito, a tratti un po' forzato.Il protagonista è troppo adulto (nove anni???) per essere credibile. Tuttavia non si può fare a meno di partecipare al suo dolore.
commento di Artemisia1593Voto al film : 5
commento di ripley777,5 Sullo sfondo dell' "attentato" del 11 settembre, il viaggio di un bambino alla ricerca di un ricordo del padre attraverso una molteciplità di storie diverse. Daldry dirige con eleganza e sensibilità.
commento di GanaJuzaLo stesso sceneggiatore di Benjamin Button e infatti si vede…Bel film ma lentooooooooooooooooooooooo!
commento di ALCHEMILLAMOLTO DELICATO NEL TRATTARE UN ARCOMENTO MOLTOTOCCANTE. ECCEZIONALE LA BRAVURA DEL BAMBINO.
commento di fralle