Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Tarantino scrive e dirige due episodi del celebre telefilm CSI: lo fa rispettando il pilot, senza stravolgere in alcun modo lo stile, la struttura del celebre serial.Salvo concedersi una piccola, esilarante, ed ironica riflessione personale verso l'epilogo del suo concitato finale. Diretto dal gran regista CSI risulta davvero godibile.
Quentin Tarantino cede alla tentazione (lo ha fatto già altre volte) di dirigere un serial di successo, e lo fa prendendosi cura di scriverne pure i due episodi in cui è diviso questo "film".
La cosa più interessante di questa curiosa circostanza è che il celebre cineasta si adegua al terreno e alla scrittura televisiva, così come alle circostanze e alle peculiarità del telefilm (che evidentemente apprezza molto). Difatti, oltre a mantenerne inalterato il cast, Grave danger si mantiene sullo stile e la lunghezza d'onda degli episodi "tradizionali".
Certo è che, al di là della non proprio possibile riconoscibilità del marchio di fabbrica tatantiniamo sull'episodio (sarebbe dura riuscire ad indovinare, nel caso non ne fossimo a conoscenza, che dietro la macchina c'è il regista di Pulp Fiction), CSI: Grave danger si presenta davvero godibile, a tratti persino attanagliante per la tensione che riesce a creare (l'apparizione del maniaco che rapisce il poliziotto su tutte) ed il sottile e crudele gioco del pazzo psicopatico, che mette in scacco la struttura più sofisticata ed efficace della polizia di Las Vegas.
Le fasi del ricatto sono concitate e la ricerca del poliziotto, attirato nella trappola come il topo con il formaggio, si riescono a seguire con grande interesse. L'atmosfera tesa e succube dei deliri di un maniaco pericolosissimo quanto inaccessibile, ricorda un pò le arie "manniane" (anch'esse di origine televisiva) di Manhunter, e l'agonia claustrofobica in cui è costretto il celebre prigioniero incute una certa ansia.
Ma il Tarantino's touch, il marchio di fabbrica che distingue questo pilot dagli altri episodi "ordinari", si nota quasi alla fine: nelle concitate fasi del tentativo di liberazione dell'ostaggio, la vittima. sepolta in una bara chissà dove, agonizzante, ripresa da una telecamera in modo che la polizia lo veda senza capirme l'ubicazione, presa dallo sconforto e martoriata da un vero e proprio formicaio di insetti fortemente molesti e affamati, viene colta da un sogno rivelatore in cui intravede le fasi del suo funerale: i parenti che, per nulla addolorati, quasi scherzano sul suo decesso, i colleghi che paiono molto più rilassati e tranquilli di quello che egli si aspetterebbe. Insomma un buon motivo per non morire. I dialoghi ironici ed accattivanti ci restituiscono il regista che conosciamo, il quale il qualche modo, pur rispettando i capisaldi del telefilm, si concede una chicca finale che figura opportuna come la ciliegina sulla torta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta