Regia di George Stevens vedi scheda film
A Washington D.C. nel 1943 c’è penuria di alloggi: anche un miliardario a riposo, arrivato in anticipo rispetto alla prenotazione alberghiera, per una settimana deve accontentarsi di una stanzetta ammobiliata nell’appartamento di un’impiegata estremamente metodica e fidanzata a un tipo noioso; ma la camera non è così piccola da non poter essere subaffittata a un giovane sergente in missione, ovviamente all’insaputa della padrona di casa... Forse un po’ meno conosciuto rispetto al remake Cammina, non correre (1966), gli è però decisamente superiore. L’ambientazione in tempo di guerra non solo fornisce lo spunto a divertenti gag (la compagnia dei rari giovanotti di passaggio è contesissima dalle donne rimaste) ma aggiunge pathos a quella che in altri tempi sarebbe stata un’ordinaria commedia sentimentale (il boy scout vede spie giapponesi dovunque, il sergente deve partire per l’Africa il giorno dopo). Sceneggiatura pimpante e interpreti perfetti: Charles Coburn fa il paraninfo marpione, Jean Arthur e Joel McCrea gli innamorati (inizialmente) inconsapevoli. Notevole una trovata visiva: un malizioso split screen verso la fine fa sembrare che lui e lei condividano lo stesso letto e solo nell’ultima scena scopriamo che la parete divisoria è effettivamente caduta, come le metaforiche mura di Gerico in Accadde una notte.
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