Regia di Mark Waters vedi scheda film
Tom Popper Junior (Jim Carrey) sta apparentemente bene: esperto in compromessi immobiliari di grande rilevanza, proprietario di un alloggio di 300 mq. arredato con i più moderni ritrovati tecnologici, un paio di portaborse solerti nel soddisfare qualsiasi desiderio, sembra non avere molto altro da chiedere alla vita.
A parte il sogno di vedere, un giorno, il proprio nome scolpito su di una lapide marmorea; stele che contraddistingue la società dove lavora. Poi scopriamo che, ogni 15 gg., i suoi fine settimana prendono la forma di una carente routine, quella dettata da un matrimonio in crisi e da due figli da crescere. Popper è assente, proprio come nei suoi confronti lo è sempre stato il padre Tom Senior il quale, prima di morire, gli ha lasciato un inatteso souvenir: sei pinguini davvero speciali.
Film ad altezza uccellino acquatico, adatto anche agli adulti, “Mr. Popper” nasce da quel grande cesto natalizio (chissà perché farlo uscire a Ferragosto?) pieno di favole per bambini. Storie rassicuranti che immagini già come vanno a finire e delle quali non puoi fare a meno per concedere qualche carezza in più al tuo umore.
Come nella maggior parte delle sue interpretazioni, ancora una volta Carrey si esprime a livelli altissimi. Facendo leva su di una comicità irrazionale straordinaria, come nessun altro al mondo è capace in questo momento storico, regala una quantità infinita di emozioni, immerso in brevi ed efficacissime maschere tristi, divertenti, malinconiche, moleste.
Attore sottovalutato, che dovrà necessariamente un giorno essere risarcito (e speriamo che ciò avvenga in tempi ragionevoli), Jim è un turbine di simpatia. Attraversa la strada a testa alta come un Capitano di Ventura, conosce l’arte del recitare snocciolando una movenza più spassosa dell’altra, parla il linguaggio degli sms con un’efficacia invidiabile e riproduce un effetto ralenti (guarda e impara, Autore dei miei Stivali che lo usi a sproposito) di tempestiva potenza.
Tutte le scene con i pinguini girate nell’appartamento sono apprezzabilissime. Nessuna gag può essere veramente definita solo circense: la scrittura rinnova le situazioni e rilancia con aspetti ora teneri ora comici, tutti comunque molto spontanei. L’interazione tra umani, animali e realizzazioni grafiche è valida e contribuisce a un pieno coinvolgimento e a un pugno di caratterizzazioni introspettive, semplici e abbastanza intense.
Per essere destinato alle famiglie, i riferimenti sono alti: ipnotizzati dalle pellicole di Chaplin, i pinguini seguono senza batter ali film come “Il circo”, “La febbre dell’oro” e “Charlot soldato”. Non a caso tratta da un romanzo dei coniugi Atwater del 1938, l’atmosfera è di quelle à la Frank Capra, consolante ed edificante. Siamo in odor di cliché, ma desiderato e fortemente voluto. Stereotipo che comunque sorprende all’incrocio di quei pali chiamati Nostalgia e Sentimento, emozioni di cui tutti siamo provvisti, chi più chi meno.
Come la signora Van Gundy (Angela Lansbury), una donna (e un’attrice) appartenente a un’altra era. Non si trova molto a suo agio con i nostri tempi, e filtra le sue intenzioni attraverso un linguaggio quasi criptico che mette alla prova le generazioni più giovani, sorde a certe tradizioni. È anche grazie a lei che Tom scende dal suo alto pulpito fatto di solitudine e lavoro, mostrando il suo lato più addomesticabile. E’ un Po’ come Provare a Proferire Parole Precise, Praticare un Prezioso Progetto Parallelo in Patteggiamento Perenne. Ci vuole un po’ di cuore e la voglia di esplorare dentro se stessi.
Adesso che sono sicuro che “Aquila Pelata” ha ritrovato “Sulle Punte”, sento di aver assistito all’altrui buona azione. Passo e chiudo. Almeno per oggi.
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