Regia di Francesco Antonio Castaldo vedi scheda film
«Prendete l’orgasmo più bello che avete provato. Moltiplicatelo per mille. Neanche allora ci sarete vicino». Così Mark Renton, sullo schermo reso indimenticabile dal volto emaciato di Ewan McGregor, descriveva l’eroina nel cult Trainspotting. Il sesso aggiunto è proprio quello: lo schizzo, la spada, la dose, l’eroina insomma, protagonista assoluta e unico desiderio dei protagonisti dell’opera prima di Francesco Antonio Castaldo. Attivo nel cinema e in Tv da oltre 30 anni, il regista ha scelto per il suo primo lungometraggio destinato al grande schermo un tema rischiosissimo e ponderoso, quello della tossicodipendenza: scelta coraggiosa, peccato che non riesca a schivare nessuna delle trappole insite nell’argomento. Nella storia di Alan, calciatore mancato ormai nel tunnel della dipendenza da anni, si intrecciano padri anaffettivi, traumi infantili, madri sottomesse, amanti più o meno (dis)interessate e (dis)intossicate, reiterate odissee in piena rota (astinenza) e tentativi di liberarsi le vene dal Male. Gli interpreti sono volenterosi (sia la “star“ della fiction Giuseppe Zeno sia Lino Guanciale) ma finiscono per sembrare una parodia involontaria dei tossici, ciondolanti, strascicati e monologanti (peggio ancora il ritratto della generazione dei più piccoli impasticcati, totalmente inverosimile ed esasperato). La materia scotta e purtroppo Castaldo si brucia le mani.
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